Senza parole



Gentile e Iavazzi a fine gara (Foto Filauro)
Gentile e Iavazzi a fine gara (Foto Filauro)

Ennesima vittoria del coraggio, del cuore, della forza mentale e della tecnica. Ennesimo miracolo sportivo della Juvecaserta che passa sulle macerie dell’Enel Brindisi; settima sconfitta consecutiva per una squadra costata il doppio, se non il triplo, della Juve ma, ormai, con la paletta ed il secchiello in mano. Stranezze del basket che, nuovamente, dimostra tutto il suo fascino. Una squadra completamente ‘bianca’ non si vedeva dai tempi della B d’Eccellenza: una formazione di soli bianchi che batte quella con più neri. Non è un discorso razziale, ma si sa che la fisicità e l’atletismo dei coloured è inarrivabile. Ed allora Caserta l’ha messa sull’astuzia, sulla ferocia, sulla tenacia, sugli accorgimenti tattici: come il raddoppio sistematico in post basso, intasando l’area colorata per non venire asfaltata a rimbalzo. Tutto, perfettamente, riuscito in un’altra serata di grande basket dove tutti hanno messo un mattone per la causa. Un plauso enorme a Michelori, baluardo difensivo, muro bianconero, gladiatore dal cuore enorme e hombre del partido. Ed alla fine tutti in piedi per una standing ovation meritata, giusta, doverosa a questo gruppo di ragazzi che sono già entrati nella storia bianconera. Dalla porta principale perchè certe doti umane non le vedevamo da anni su questo parquet.

SENZA PAROLE. Non sono un fan di Vasco Rossi ma mentre scrivo questo pezzo, nelle Beats vado in loop con ‘Senza Parole’. Lo so, è una scelta scontata e troppo facile, ma non posso farne a meno. Ma veramente si fa una fatica disumana a trovare nuovi vocaboli da abbinare alle imprese bianconere. Miracolo, impresa, epici, fantastici, meravigliosi, commoventi, disumani, incredibili etc… Basta io non ho più parole, dico solo ‘grazie’ a questo gruppo. Grazie perchè era da tempo immemore che non mi emozionavo così tanto per una partita della Juve. Ero sicuro di vedere una sconfitta, ho visto una delle cinque partite più incredibili della storia bianconera. Sì, entra nella mia top five.



IAVAZZI – GALIMBERTI. Nella vita puoi scegliere di essere Raffaele Iavazzi o Gianluca Galimberti. Puoi scegliere se metterci la faccia, oppure disertare un Consiglio d’Amministrazione cruciale. Puoi parlare chiaro in prima persona, oppure far parlare il tuo avvocato. Puoi essere presente al Palamaggiò ad emozionarti, oppure stare chissà dove. Puoi scegliere ed hai scelto. Ora fate pure la vostra battaglia, prego accomodatevi, noi leggeremo, informeremo e, dopo, daremo un giudizio. Io vorrei essere Iavazzi.

AKINDELE – JONUSAS. Nella vita puoi scegliere di essere Deji Akindele o Zyg Jonusas. Puoi scegliere se abbandonare la tua squadra ed andare a Roma a vedere Virtus-Scandone, oppure essere in campo senza una caviglia. Puoi scegliere di lasciare gente che ha confidato in te, oppure non abbandonare la barca nonostante devi operarti nuovamente. Puoi scegliere se deludere il coach che ha creduto in te a settembre quando nessuno ti aveva dato una possibilità, oppure essere con quello stesso coach che ha scelto di pagare un buy out per portarti in Italia. Attenzione, qua si parla solo a livello morale. Puoi scegliere anche stavolta; adesso Deji farà la sua battaglia col club e noi, come prima, leggeremo, informeremo e giudicheremo serenamente. Io vorrei essere Jonusas.

GENTILE – JELOVAC. Nella vita puoi avere, quasi, lo stesso nome, lo stesso sorriso, la stessa rabbia in corpo, la stessa voglia di onorare la canotta. Certo se sei il figlio di Nandokan, quella canotta la senti tua e sputeresti sangue pur di difenderla. Puoi essere anche il figlio di un padre serbo che ha fatto sacrifici, e ne fa ancora, per permetterti di giocare a pallacanestro, ma tu lo stesso onori quella maglietta. Puoi scegliere anche di andartene, ma non lo fai ed ora ti godi l’ennesimo successo miracoloso. Io vorrei essere come loro.

SACRIPANTI – STAFF. Nella vita puoi abbracciare una croce e portarla avanti, oppure andartene via. Sacripanti, Oldoini, Luise, Papa, tutto il supporting cast tecnico e medico non hanno abbandonato nuovamente la barca. Ancora una volta si sono sempre presentati al loro posto di lavoro, hanno cercato una soluzione per ‘giocarsela’ con Brindisi ed, alla fine, è arrivato un altro successo. Loro c’erano e ci sono, ci mettono la faccia ed hanno, anche solo per questo motivo, il rispetto che meritano. Io vorrei essere come loro.

UNA DOMENICA CASERTANA. Una giornata particolare per lo sport nel capoluogo di Terra di Lavoro. Una giornata prima attaccati alla radiolina per seguire la Casertana a Sassari (pareggio con la Torres ma quanto rammarico per le occasioni sprecate) e poi di corsa a Pezza delle Noci perchè… perchè la Juve non va mai abbandonata. Pregara con gli occhi, a tratti, spenti e rassegnati: questo si leggeva negli sguardi di molti dirigenti e del presidente Raffaele Iavazzi, l’uomo che ha l’ingrato compito di trovare una soluzione alla crisi. Applausi convinti, sinceri, quasi di ringraziamento a tutta la squadra al momento dell’ingresso in campo. Applausi a Pino Sacripanti che, piaccia o meno, è l’emblema di questa compagine che ha dato tutto in questa stagione. La rabbia, comunque, era visibile in tutti per la vicenda Galimberti; la curva Ancilotto si è fatta sentire e parecchio. Prima con uno striscione eloquente “Galimbè ‘nda … e mammt” (per decenza non scriviamo la parola, ma è facilmente intuibile) e poi via coi cori a raffica contro il broker bolognese. Commovente, e non è possibile usare altro termine, lo scrosciante applauso che ha salutato la presentazione della Juve (alla fine sono 2697 spettatori per un incasso 17.315 euro). A tifare per i bianconeri c’era anche Andrea Di Nino, allenatore della nazionale russa di nuoto, che lavora col suo A.D.N. Swim Project all’ombra della Reggia. Massimo spiegamento di forze dell’ordine: la partita con Brindisi, per i noti fatti del novembre 2010, è diventata una gara calda. Dopo tre divieti consecutivi, con l’arrivo di Petrucci in FIP sono stati ‘azzerati’ questi provvedimenti restrittivi ed i tifosi brindisini sono potuti venire a Caserta. Presenti in una dozzina, ovviamente non sono stati accolti dagli applausi. Importante anche il discorso premio italiani: Caserta scrive 124, Virtus Bologna 138 e pare che all’Unipo si seguisse direttamente dalla panchina l’andamento del minutaggio italiani della Juve. Ultima nota per Akindele che, domenica mattina, si è presentato regolarmente a Pezze delle Noci… ma per svuotare l’armadietto. Ed, in quello spogliatoio, dicono ci fosse una scitta: “White can win”.

VERITA’. E vabbene così… senza parole!!!


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