Il ‘day after’ di Cantù non ha solo portato la certezza del ‘bluff’ bolognese legato al nome di Gianluca Galimberti che all’indomani della vittoria in brianza, ha disertato il CdA della Juve facendo piombare la società di Pezza delle Noci nel caos precedente al suo avvento o presunto tale. Quando piove poi grandina, recita un vecchio proverbio e per un attimo alla fine di questa settimana lunga e difficile – non solo per i piani alti e per la stanza dei bottoni di terra di Lavoro ma per tutti gli aficionados casertani – è arrivata una lunga scarica di grandine. Una precipitazione la cui previsione a Pezza delle Noci pensavano potesse essere solo un errore meteorologico o una nube nera di passaggio, ed invece. Ed invece cosi non è stato, considerando che a quanto pare dal ritorno della squadra da Cantù il nome e la figura di Deji Akindele non si sia visto. Probabile che il primo pensiero sia stato quello legato ad un qualcosa di normale nei primi giorni della settimana quando dopo una vittoria importante e la venuta del proprio compleanno, potevano far pensare ad una sorta di vacanza prolungata. Ma i giorni sono passati ed il lungo nigeriano non è più tornato a Pezza delle Noci. A darne conferma, purtroppo, è stato lo stesso giocatore che su un noto social network dedicato alle foto ha aggiunto come commento ad una istantanea pubblicata e raffigurante il logo della Juve: My old team is safe from relegation. I’m proud of them. Forza Juve” (la mia vecchia squadra è salva dalla retrocessione, sono orgoglioso di loro. Forza Juve, la traduzione letterale ndr). Un messaggio chiaro ed inequivocabile che potrebbe essere smentito solo ed esclusivamente dalla sua presenza in campo domenica prossima contro Brindisi. Dai corridoi di radio mercato, però, il suo nome è molto vicino ad alcune sirene turche, anche se giorni addietro la stessa società bianconera ha smentito la notizia. Turchia o non Turchia, però, non cambia uno scenario che pare abbia calato il sipario sulla permanenza di Akindele a Caserta. Per uno che parte, invece, c’è qualcuno che ritorna. E’ tornato, infatti, a Pezza delle Noci anche Zigy Jonusas che nell’ultima settimana di avvicinamento alla trasferta di Cantù aveva preso il volo verso la Lituania per motivi fisici e per farsi guardare la caviglia dolente. Un ritorno gradito nella maniera più assoluta per il timoniere canturino che quindi vede allungarsi, anche se solo di un centimetro, la coperta da schierare tra le mura del Palamaggiò domani pomeriggio contro la formazione pugliese dell’Enel. La presenza del lituano, però, potrebbe non bastare per compiere un’altra impresa, dal momento che il numero dei giocatori a disposizione potrebbe non essere l’unico fattore da considerare e sul quale andrà ad incidere la decisione e la partenza o meglio il non ritorno di Akindele. Il nigeriano ex Siena e Pesaro, infatti, era il fulcro del gioco offensivo di coach Sacripanti che lo usava non solo come sponda per gli esterni piazzati dietro la linea piedi per terra o pedina per attrarre la difesa avversaria all’interno dell’area quel tanto che bastava per permettere al back court con buoni penetratori di prendere quel mezzo centimetro di vantaggio per scegliere se attaccare il diretto avversario o sfruttare lo spazio e le attenzioni sul nigeriano per tirare dalla media o lunga distanza. Ma soprattutto Akindele rappresentava quell’opzione in post basso da cavalcare in continuità per evitare che quella bianconera fosse una squadra prettamente perimetrale. Ed ultimo, ma non certo meno importante, la sua presenza in campo permetteva ad Andrea Michelori di entrare a partita iniziata, permetteva a coach Sacripanti di utilizzare il lungo milanese come arma tattica partendo dal pino e provare a cambiare l’inerzia del match quando quella messa in moto da Akindele non funzionava o non era abbastanza (nelle ipotesi di alzare i centimetri della front line inserendolo al fianco proprio del nigeriano ndr). Ora tutto lo scenario cambia e la presenza quasi sicura di Jonusas contro Brindisi, non potrà certo modificarlo. Il lituano è un’ala piccola con attitudine a tenere la power forward avversaria, ma non certo un giocatore che impedirà a Michelori di vedere esteso il suo minutaggio e a Jelovac di finire spesso ed anche volentieri ad occupare lo spot di numero ‘5’, togliendolo, quindi da dietro quella linea da tre punti dove sfrutta il suo tiro per la maggior parte delle conclusioni. Insomma sarà una Juve nuova sia tatticamente tecnicamente, ma anche ferita nell’anima da quanto accaduto in seno alla società con la questione Galimberti e che di sicuro sentirà forte sulla pelle il grido di vendetta, almeno sportiva, del popolo casertano. Un grido di vendetta che solo una vittoria importante potrebbe lenire il dolore di una ferita che difficilmente si chiuderà in fretta.