«Abbiamo avuto in più occasioni la sensazione che nonostante tutto stessimo costruendo i tiri ed il basket giusto per rispondere colpo su colpo ad una squadra di talento e prima in classifica come Varese. Poi è logico che il rammarico va soprattutto per un paio di occasioni in cui abbiamo sbagliato alcune situazioni come per esempio alcune palle vaganti che ci sono costate care o per esempio un paio di tiri pesanti, come per esempio quello di Sabota che ci ha un po’ tagliato le gambe e ci ha messo nella situazione di dover rincorrere con uno svantaggio maggiore rispetto al singolo possesso di distanza a cui eravamo arrivati». Commenta in questo modo Sergio Luise il momento cruciale della sfida della Juve in quel di Varese. Un commento che fa specchio con quanto affermato ed analizzato dallo stesso timoniere bianconero Pino Sacripanti. Gli episodi hanno permesso a Caserta di rientrare in partita dopo essere stati sotto in doppia cifra per tutto il terzo periodo e non solo e alla fine gli episodi hanno deciso il match, nonostante la truppa di Pezza delle Noci abbia fatto la propria partita e le proprie cose.
Gli episodi come le palle perse nel finale con un solo possesso di distanza o quel rimbalzo fondamentale di Talts, da cosa sono dipesi?
«Quando sei costretto a recuperare e rincorrere i tuoi avversari per tutta la partita è quasi normale e fisiologico un calo di lucidità e fisico che ti fa perdere quell’attimo di concentrazione come è accaduto in quelle occasioni. Se a questo poi ci si mette che in situazioni del genere una squadra come Varese ti punisce ad ogni tuo piccolo errore, il quadro è completo. Purtroppo eravamo da tanto tempo in campo con lo stesso quintetto che aveva decretato il break decisivo per recuperare e forse un piccolo calo c’è stato. La sconfitta brucia soprattutto perché nonostante gli errori le palle perse e quant’altro abbiamo comunque recuperato ed arrivati ad un passo dal mettere seriamente paura alla capolista».
Hai accennato ai tanti minuti con lo stesso quintetto. La coperta corta della squadra alla quale poi si è aggiunta la serata storta di Jonusas e Jelovac, vi ha tolto oltre che rotazioni dal punto di viste di elegie, anche dal punto di vista tattico?
«Abbiamo dovuto mischiare le carte più volte specialmente nel ruolo di numero 4 dove nelle ultime partite seppur perdendo Jelovac ha sempre giocato la sua partita migliore nel quarto periodo, e Jonusas ci ha sempre dato una mano in questo spot. Purtroppo la loro giornata storta ci ha portati a trovare degli equilibri diversi in corso d’opera con diverse soluzioni. Come dicevo in precedenza il break è arrivato con le guardie e grazie alla scarica di triple di Gentile e mavraides e quindi non ne abbiamo risentito più di tanto».
Quale il dato positivo di questa sconfitta?
«Credo che con Varese, ma cosi come nelle ultime partite, siamo sempre riusciti a giocare la nostra pallacanestro e questo ci conforta. Vedere la squadra in campo che reagisce agli input che gli vengono dati durante il match ed eseguire quello che abbiamo preparato in settimana, fa ben sperare. Senza contare che in difesa abbiamo fatto molto bene e abbiamo tenuto Varese a quota 70 punti».
All’orizzonte c’è Bologna e la possibilità di un colpo determinante…
«E’ logico che vincere in casa di una diretta concorrente e piazzare un secco 2-0 negli scontri diretti sarebbe come mettere una bella parte di ipoteca sulla salvezza. Detto questo non sarà affatto una partita facile, considerando che in settimana la Virtus ha anche esonerato Finelli e quando una squadra cambia allenatore non è mai facile capire i punti cardine del gioco. Di sicuro ci saranno delle cose della vecchia gestione tecnica ma anche della nuova e poi in questi casi la risposta specialmente motiva della squadra fa tutta la differenza di questo mondo».
Come hai vissuto il cambio di proprietà?
«Un avvento che credo abbia avuto due risvolti importanti. Il primo è quello della stabilità economica e della possibilità di guardare oltre il domani. Il secondo e quello che mi è balzato agli occhi al momento della conferenza stampa, è che il suo arrivo ha riportato immediatamente a sognare i tifosi. E questo credo che sia la cosa più bella, visto che i tifosi dovrebbero essere portati a sognare e non a preoccuparsi sul destino e la chiusura della società».