Ranghi al completo e pronti a tornare una settimana dietro nel tempo con l’idea che niente fosse successo. Nessuno stop, nessuna Final Eight, ma solo lavoro, duro lavoro per continuare a correr, per continuare a cercare quella tranquillità e quella serenità di risultati e di classifica che permetterebbe a società ed anche a staff tecnico di iniziare a dormire sonni molto più tranquilli di quanto si possa in un momento ancora in bilico, ma non certo disastroso, come quello sportivo, in uno abbastanza delicato – cosi come ha avuto modo di affermare lo stesso presidente bianconero Francesco Gervasio mentre il mondo cestistico era impegno nelle primissime battute della kermesse milanese vinta alla fine ancora una volta da Siena e che ha anche generato la risposta semi rabbiosa del nuovo presidente della Fip, Petrucci – come quello economico. Ma il tutto fino a questo momento ha avuto un giusto equilibrio, lo stesso che alla ripresa delle ostilità, nonostante qaunto detto e quanto accaduto, si vuole ritrovare nella settimana di avvicinamento alla sfida che potrebbe cancellare e rendere solo un brutto ricordo quel mancato canestro di Michelori allo scadere decretando il successo dell’Angelico Biella e vana la rimonta casertana dopo aver dominato i primi 13 minuti di gioco ed essere piombati sotto nel punteggio in doppia cifra tra metà terzo e quarto periodo. Ed è proprio da quel segmento di secondo tempo che ha voluto partire nel commentare le sue due settimane di preparazione e avvicinamento alla sfida di Ancona contro la Sutor, Stevan Jelovac: «Ho ripensato più volte all’ultima sfida al Palamaggiò contro Biella – ha esordito il lungo serbo interrogato sul cosa la Juve ha necessità di cambiare e cosa mantenere dalla sconfitta contro i piemontesi in vista di quella sutorina -. E le cose che mi vengono in mente sono una pio di tiri di Soragna e di Rochestie che non siamo riusciti ad evitare e che potevano cambiare il corso della partita. Ovvio che il rovescio della medaglia è stato non l’aver mollato mai, non esserci persi d0’animo e di aver continuato a stringere i denti cosi come avevamo sempre fatto fino a quel momento della stagione. Lo stesso spirito che vogliamo riprendere e portarci dietro nelle prossime partite. Solo con quello spirito siamo riusciti ad arrivare all’overtime, dove ad essere sincero più che degli errori a fare la differenza sono stati dei tiri, a volte presi anche bene, e che non sono entrati ed ai quali aggiungo anche l’ultimo di Michelori che poteva cambiare l’intero scenario delle considerazioni finali».
Quanto è stata importante la settimana di stop alla ripresa degli allenamenti?
«La giusta importanza, anche perché tutti avevamo qualcosa da fare durante questo periodo. E’ stata importante, comunque, perché ci ha dato di staccare un attimo la spina, di riposare il corpo e la mente e riprendere al 100% dell’intensità agonistica in vista di un match importante come quello con Montegranaro».
Classifica e due punti a parte, la partita contro la Sutor potrebbe ridarvi quella speranza di tornare a guardare in alto e non in basso?ù
«Al momento quello che importa è andare ad Ancona e vincere. Per il resto penseremo a partita finita. Dall’inizio della stagione non siamo mai stati abituati a fare dei conti o programmare cosa sarebbe successo se avessimo vinto o perso questa o quella partita. Pensiamo un passo alla volta, un match per volta e poi tireremo le somme».
Che Juve ti aspetti?
«Una squadra che pensa positivo e che lavora duro cosi come abbiamo sempre fatto fino a questo momento».
E dall’altra parte che Sutor ti aspetti e quale sarà la chiave del match?
«Di sicuro una squadra pericolosa in alcuni spot come per esempio i lunghi che si possono aprire e tirare da tre. In casa, poi, giocano sempre una spanna sopra di quanto facciano in trasferta e quindi dovremo essere concentrati per tutti i 40’, giocare di squadra ed essere asfissianti in difesa».