«Nessun dramma e nessuna disperazione, abbiamo solo perso una partita e la prima opportunità di mettere una grande pietra sul discorso della salvezza». Questo lo slogan ed il motto che coach Sacripanti ha voluto lasciare e lanciare nella conferenza stampa di domenica sera al Palamaggiò immediatamente dopo la sconfitta sul filo di lana contro l’Angelico Biella. Un motto ottimista per un obiettivo che non è certo fallito per aver sbagliato il primo dei tanti match point che i bianconeri hanno ed avranno a loro disposizione da qui alla fine della stagione. Potrebbe essere assolutamente considerato tale il prossimo in lizza ed ovviamente dopo la chiusura delle Final Eight di Milano, quando la truppa di coach Sacripanti scenderà in campo contro la Sutor di Montegranaro. Ma nonostante tutto resta l’amaro in bocca, resta quel pizzico di rammarico per essere arrivati ancora una volta a quel tanto cosi per mettere in tasca due punti che il cuore e la grinta stavano per servire su di un piatto d’argento in una serata in cui nei secondi venti minuti, la Juve non è stata certo quella del primo tempo. A dire il vero le prime schermaglie che qualcosa stava per cambiare erano arrivate già nel secondo quarto, quando dopo dieci minuti di dominio assoluto, i casertani hanno un attimo allentato le redini della difesa e delle concessioni a Biella. Le stesse redini che sono state mollate definitivamente nel secondo tempo, dove solo la poca amalgama dell’Angelico e quindi un gioco di squadra poco fluido ed ancora aperto a degli errori di grande importanza, hanno permesso a Caserta di recuperare di grinta, di voglia e di quel cinismo nell’essere al posto giusto al momento giusto. Cosi è stato nel quarto periodo quando sopra di dieci punti i piemontesi hanno concesso e sbagliato qualcosa di troppo, è stato cosi quando i tiri liberi nel finale concitato hanno dato ragione ai bianconeri ed è stato cosi quando nel finale un semi errore sull’aiuto del lungo sulla penetrazione e scarico di Gentile aveva messo Michelori nella posizione giusta per segnare e mandare tutti a casa tra gli applausi. Tutto bello, ma poi il finale non è certo stato di lieto fine: il tiro di Michelori è balzato sul ferro ed è uscito complice anche una spinta al limite della regolarità di Jurak al momento del caricamento del tiro del lungo milanese e ad esultare e gioire è stata Biella che, come si suol dire, rompe le uova nel paniere bianconero. «Certo che se il tiro di Michelori invece che balzare sul ferro fosse entrato – ha continuato il timoniere canturino nel riprendere il discorso con l’analisi di apertura dell’ultima sconfitta – saremmo stati tutti qua a parlare di una vittoria importante dal punto di vista della classifica e di un altro colpo allo scadere come quello a Cremona. Invece non è andata cosi, abbiamo lasciato due punti importanti ad una squadra che nonostante la classifica temevamo e quindi dobbiamo rimboccarci le maniche. Tra le tante cose, quello che dispiace di più è stato l’impossibilità ora di andare al riposo per la Coppa Italia con quel pizzico di serenità mentale in meno che invece ci sarebbe servito per poi tornare più carichi di prima alla ripresa delle ostilità. Ma come ho detto all’inizio non ne facciamo un dramma e ripartiremo più forti di prima per provare a riprenderci i primi due punti dei quattro o sei che ci servono per chiudere l’obiettivo stagionale, già ad Ancona contro la Sutor. Questa sosta ci serve tantissimo, abbiamo giocatori acciaccati e che necessitano di un periodo di riposo per poter riprendere a pieno ritmo».
Il cambio di Akindele e l’ultimo tiro di Michelori. Era quello che volevi?
«Per quanto riguarda il cambio era voluto. Michelori ha recuperato un pallone in difesa e avuto la palla della vittoria. Per quanto riguarda l’azione, mi aspettavo uno scarico sugli esterni, ma alla fine abbiamo avuto la nostra chance lo stesso e se fosse entrato il pallone staremo qui a parlare d’altro».