Caserta cede il passo a Milano, e fin qui nessuno potrebbe dire ‘a’. Era tutto previsto, c’è un abisso tra le due squadre, non c’è storia, un giocatore di Milano vale quanto tutta la Juve e blablabla. Si blablabla, perchè la ‘piccola’ Caserta ha accarezzato il sogno di battere la corazzata meneghina. La sensazione dal parquet era che si potesse fare. Sensazione non peregrina visto che anche Sacripanti, nel post gara, l’ha ammesso. Bastava poco ed i due punti si sarebbero incasellati nel lato bianconero. Con i ‘se’ e con i ‘ma’ non si scrive la storia, ma la partita di domenica mattina è piena zeppa di ‘se’ e ‘ma’. La certezza è che Caserta se l’è giocata ampiamente alla pari ma, complice un calo tremendo nella ripresa, ha perso due punti d’oro. Amarezza, rabbia, sconforto ok, ma all’andata era finita sul -30.
IL SECONDO QUARTO. Nel primo periodo sembrava tutto facile: Caserta faceva girare la palla, andava in modo perfetto da Akindele, tirava con percentuali galattiche e spazza via Milano. Dopo la seconda bomba di Sergio (ormai una piacevole conferma), era arrivato anche il corposo vantaggio in doppia cifra con Milano che sembrava Pacquiao dopo aver preso il pugno da Marquez. Faccia a terra. Invece… invece è cambiato il metro di giudizio e la Juve è andata subito in bonus. Dodici liberi concessi a Milano, otto a Langford e partita riaperta. Li’ si è deciso tutto, prima dell’intervallo. Il magro vantaggio ha galvanizzato Milano e demoralizzato Caserta che, poi, nella ripresa, c’ha messo tanto del suo per perderla.
PALLE PERSE A GO GO. Venti, e sono uno sproposito se vuoi giocartela fino in fondo. La maggior parte figlie di banali errori anche di lettura della situazione. E’ vero che, ad un certo punto, Milano ha iniziato a mettere le ‘mani addosso’, ma non si possono vedere palloni vagare nell’aire di Pezza delle Noci. Come non è possibile vedere gente buttarsi nella tonnara e farsi scippare la bola arancione. Non è questione di stazza fisica, a volte è solo questione di scelte. Sbagliate.
LENFOR LENFOR. Era un modo di dire, in voga, a Soresina quando Trinchieri (anche con una buona dose di fortuna visto che aveva scelto Forehan Kelly che non supero’ le visite mediche) scopri’ il talento sopraffino di Keith Langford. Giocatore devastante a questo livello, figuriamoci in una Lega A con pochissimi giocatori veramente forti. Lui sposta gli equilibri e… gli avversari a suon piacimento. Quando gioca, c’è poco da fare. Che partita Lenfor Lenfor.
I TRE DELL’AVE MARIA. Taurino, Sahin e Pozzana sono stati gli autentici protagonisti del match; sono riusciti nella titanica impresa di scontentare tutti. E non è roba da poco. Due antisportivi, quattro falli tecnici: detta in questo modo, la sfida di domenica mattina potrebbe racchiudersi in una corrida. Non è stata tale. Mentre Scariolo, col sorriso, ha cercato di sdrammatizzare invitando tutti ad aiutare gli arbitri, Sacripanti ha scelto la strada del ‘no comment’ visto che è ammonito ufficialmente ed avrebbe preso una squalifica. Resta il fatto che, ok, gli arbitri sbagliano in buona fede e non ci piove, ma non possono fare i protagonisti. Questo no.
VERITA’. Si poteva portare a casa, penso che il mio parere sia chiaro. Si, resta l’amaro in bocca perchè sarebbe bastata un’attenzione particolare, un passo in avanti, e la partita avrebbe avuto un risultato diverso. Amaro in bocca che deve essere subito cancellato perchè, all’orizzonte, c’è una duplice sfida che vale una stagione: prima a Cremona e poi in casa con Biella. Due vittorie e Caserta è salva, una vittoria e la strada è in discesa, due sconfitte e… non vogliamo neanche pensarci.