Gladiator story: il racconto di tutte le emozioni del 2012 nerazzurro



La formazione iniziale del Gladiator contro l’Ischia (foto: FotoNando)

Emozioni infinite hanno animato il 2012 del Gladiator. Un’annata che è da considerare positiva per il solo fatto che il club nerazzurro è tornato in Serie D, dieci anni dopo l’ultima apparizione. Una promozione non ottenuta sul campo, a causa del doppio muro che i nerazzurri si sono ritrovati di fronte, prima in campionato dovendo fare i conti con la tenacia del Savoia e poi nella finalissima play-off con l’inviolabilità del Città di Messina. Il salto di categoria è stato frutto dell’ostinazione del nuovo magnate del calcio sammaritano Lazzaro Luce, il quale aveva promesso di non voler più calcare l’infernale girone dell’Eccellenza ed ha mantenuto la sua parola, acquistando il titolo del Nuvla San Felice nell’indimenticata notte del 4 luglio 2012 (a poche ore dalla scadenza dei termini previsti per l’acquisizione di un titolo). E’ questo l’evento che spacca in due il 2012 del Gladiator: alla prima parte, a dir poco fallimentare, si sovrappone lo splendido girone d’andata dell’attuale annata sportiva che ha riportato il Gladiator tra i sodalizi più autorevoli della Campania.

Esultanza del Gladiator 2011-2012

Il 2012 non era iniziato con il piede giusto per la truppa nerazzurra, allora allenata da Giovanni Macera, che, distaccata di 3 punti dal Savoia (38 a 35), osserva la fuga oplontina dopo il pareggio di Cellole contro la Virtus Carano (nello stesso giorno i savoiardi umiliano il malcapitato Giorgio Ferrini con il punteggio di 16-0, anche grazie a Gaetano Romano, e si portano a +5). Con l’intento di tornare a galla, il direttore sportivo Antonio Simonetti chiede l’ultimo sacrificio a Lazzaro Luce e mette sotto contratto Gaetano Poziello e Vincenzo Scarpato (anziano il primo, eterno infortunato il secondo: entrambi non hanno dato la scossa alla squadra). Quattro vittorie consecutive rilanciano le ambizioni nerazzurre che vanno a giocarsi al “Giraud” il tutto per tutto con il distacco di 3 punti, dopo che la Virtus Carano aveva bloccato sullo 0-0 il Savoia. Il primato in classifica è la posta in palio: un blitz in terra oplontina avrebbe potuto annullare l’inseguimento e Noviello&soci lo assaporano per oltre 20 minuti quando Giulio Russo ed Andrea Di Pietro rimontano l’iniziale vantaggio locale di Ciro Ianniello: purtroppo, a far scendere la torcida nerazzurra dal mondo dei sogni ci pensa l’ex col dente avvelenato Salvatore Montaperto che firma il risultato finale di 2-2. Immensa è l’amarezza per una rapina incompiuta che fa il paio con il triste pareggio di San Giorgio a Cremano, quando il Napoli Sanità ferma sullo 0-0 i nerazzurri che avrebbero potuto portare ad un solo punto il distacco dopo il pari del Savoia sull’isola di Procida. Mentre il Savoia si aggiudica il palcoscenico trionfale (Savoia 75 e Gladiator 69 la classifica finale), la sconfitta contro il Monte di Procida ed il pareggio di Sant’Anastasia provocano la sostituzione di Giovanni Macera con Roberto Carannante e permettono, perfino, alla Virtus Carano di riagguantare i play-off. Vibrante è la finale regionale con il Gladiator che, davanti ad oltre 2.000 cuori nerazzurri, soffre ma ottiene il passaggio alla fase nazionale con il punteggio di 0-0 dopo 120 minuti, grazie al miglior posizionamento nella classifica finale. Dopo essersi sbarazzati dei molisani della Turris Santa Croce nella semifinale con un doppio 2-1, Giulio Russo&soci conquistano la finalissima contro il Città di Messina. L’amarezza regna sovrana anche nel confronto finale con i siciliani che volano direttamente in Serie D, sconfiggendo il Gladiator sia all’andata che al ritorno con un doppio 1-0.



Giulio Russo guarda la festa del Città di Messina (foto Antonella Scippa)

Enorme è la tristezza per una promozione fallita, ma ciò induce Lazzaro Luce ad intraprendere altre strade ed il 4 luglio, nel mezzo di una notte di mezza estate, egli regala l’Interregionale ai tifosi nerazzurri con un estenuante colpo di coda. Grazie alla meticolosa ricerca dell’ex capo dell’ufficio stampa Chrystian Calvelli,  viene scoperto che la società nerazzurra è nata nel 1912 anzicchè il 1924, così  SF Gladiator 1912 diventa il nuovo titolo (con tanto di nuovo logo). Dovrebbe essere questo, quindi, l’anno del centenario del glorioso club nerazzurro, ma ulteriori studi riveleranno se si tratta di un dato vero. Ritornando al calcio giocato, agli addii di Giulio Russo (recordman con 36 reti), Rima, Martone, Noviello e tanti altri, controbilanciano gli acquisti di Tommaso Manzo, Del Sorbo, Terracciano, Gatta e Longo: atleti di categoria superiore che rinforzano una rosa pronta a stupire. Luigi Squillante è la persona scelta per guidare la truppa nerazzurra che esordisce con uno scoppiettante 3-3 contro una nobile decaduta come il Foggia. Pian piano i nerazzurri rivestono il ruolo di matricola terribile, espugnando stadi di Serie B come lo “Iacovone” di Taranto o il “XXI Settembre-Franco Salerno” di Matera. Dopo essersi sbarazzato del Monospolis e dettando legge su ogni campo, il Gladiator agguanta la corazzata Ischia di Sasà Campilongo al primo posto in classifica che ospita nel big match del 13° turno. Anche questa volta, però, i sammaritani non capitalizzano l’assalto al vertice, venendo frenati sullo 0-0 da qualche sbaglio clamoroso in area di rigore (memorabile l’erroraccio di Marco Mazzeo a pochi passi dalla porta). Quell’episodio avvia l’incantesimo nerazzurro che non riesce più a segnare in tre match, provocando la fuga dell’Ischia che termina il girone d’andata con un distacco di 6 punti (Ischia 43 e Gladiator 37). Il Gladiator chiude il 2012 come lo aveva iniziato, posizionata al secondo posto, ma è completamente differente il giudizio tra le due annate. Fallimentare la scorsa stagione, spumeggiante il ritorno in Serie D che ha risvegliato le ambizioni della torcida nerazzurra, vogliosa di tornare in Lega Professionisti con la firma di Lazzaro Luce.

Il nuovo beniamino nerazzurro Tommaso Manzo

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