«Mi aspettavo un partita del genere dopo la pausa, sia da parte nostra che da parte loro. Una partita con grandi strappi, con grandi break sia positivi che negativi per quanto riguarda la qualità e l’esecuzione del gioco. Un qualcosa, dunque, che accade spesso dopo una pausa come quella per l’All Star Game». Commenta cosi il timoniere canturino la sconfitta di domenica scorsa al Palamaggiò della sua Juve contro l’Umana Venezia in quella che era la penultima partita di un anno che presto andrà in archivio e con la speranza che porti con se anche qualche piccolo lato negativo di inizio stagione specialmente dal punto di vista dei problemi societari ed economici che già in questo ultimo periodo non monopolizzano, cosi come qualche mese fa, le pagine dei media locali in carta stampata e non. Una sconfitta che brucia dentro a tutto lo staff, ma soprattutto ai giocatori che sapevano alla vigilia di essere di fronte ad una qualcosa di possibile,. Battere la Reyer, ancor di più dopo quello che si è visto durante il match e specialmente sulla base di quei dieci punti sprecati del primo tempo e la costrizione dell’overtime ad una squadra fisicamente più attrezzata dei bianconeri nonostante le assenze ed i nuovi arrivati. Ed invece Caserta è arrivata ancora una volta ad un passo dal traguardo. E’ arrivata ancora una volta ad un passo dall’Eldorado cosi come era successo qualche settimana prima in Puglia in quel di Brindisi. Allora furono due palle perse a decretare la consegna dell’inerzia del match ed i due punti in palio quando sul cronometro c’erano ancora dei minuti da giocare, questa volta un paio di conclusioni affrettate prima dell’overtime e poi il tecnico a poco più di un giro di lancette dalla fine, strappare dalle mani dei bianconeri una possibilità che non era poi cosi tanto utopistica.
«Tra le cose peggiori che abbiamo fatto – ha continuato lo stesso Sacripanti riprendendo il discorso sulla sconfitta nell’immediato dopo gara contro i lagunari – sono stati quei tre minuti di fine secondo quarto quando eravamo avanti di una decina di punti ed abbiamo sciupato un vantaggio con qualche palla persa e gestione di possessi che possiamo definire rivedibile. Penso per esempio l’ultimo tiro di Jelovac che ha preso e tirato subito invece di ragionare e quindi provare ad aumentare o i liberi regalati in termini di errori sui loro tecnici e quindi tante piccole cosa, ma soprattutto anti punti che abbiamo lasciato per strada e regalato ai nostri avversari che in una partita del genere e punto a punto potevano fare tutta la differenza di questo mondo. Nel secondo tempo, poi, è stata in generale una partita brutta con grandissimi contatti e di poca fluidità fisica. Abbiamo pagato qualche errore di troppo in attacco dai quali sono arrivati dei punti pesanti in contropiede e che ci hanno fatto molto male. Ci siamo incaponiti troppo a cercare punti dentro l’area affollata invece che giocarla e nell’ultimo possesso quello con Gentile non dovevamo partire da una situazione di pick and roll, ma la si doveva fintare per poi allargare il campo e provare a giocare con spazio e uomini pronti a tirare piedi per terra. Purtroppo ci siamo un po’ fermati su quella situazione dove Venezia era sempre pronta a cambiare e non siamo riusciti a trovare la soluzione adatta. Nonostante tutto siamo arrivati al supplementare dove credo che sia noi che loro abbiamo avuto le chance per portarla a casa. Tra l’altro siamo stati anche sfortunati con infortunio di Maresca che è stato molto simile a quello di Jonusas a Brindisi».
Qualche problemino è arrivato anche dalla difesa a zona di Venezia…
«Una zona mista che riempiva tanto l’area e che ci ha dato qualche problema di troppo specialmente quando ci siamo incaponiti con i lunghi nel voler cercare di andare da soli verso il canestro. Questo è avvenuto sia con Deji che in alcune situazioni con Michelori. Molto meglio, invece, quando siamo riusciti a muovere la palla, a ribaltare il lato e trovare l’uomo con i piedi per terra negli angoli. Tutto questo c’è riuscito meglio nel primo tempo, nel secondo i tiri sbagliati più le situazioni di palle perse ed errori in area di cui si parlava in precedenza hanno fatto la differenza. Bisognava essere più lucidi e fare un palleggio in meno ed un passaggio preciso in più. Un peccato perché i ragazzi ci tenevano a fare bella figura, recuperare i punti persi d’un soffio a Brindisi e che invece di un soffio ci sono sfuggiti anche in casa».