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Oscar Schmidt

Esce sconfitta dalla bolgia del Pala Pentassuglia, ma abbandona il legno con la testa alta ed il petto in fuori. Una Juve, nuovamente, da applaudire incassa una sconfitta preventivabile alla vigilia ma che lascia quel pizzico di amaro in bocca. Sì, perchè la Juve ha di che recriminare. La malasorte che, nuovamente, si è accanita contro i bianconeri (Jonusas ko al 18′) e quelle sanguinose palle perse da Gentile e Michelori nell’ultimo minuto hanno avuto un peso specifico nell’ingeneroso -8 finale. Peccato perchè, sul -14 al 32′ in pochi avrebbero scommesso su una rimonta simile: ebbene questa Juve è riuscita a fare questo piccolo miracolo anche a causa della rilassatezza che ha colpito Brindisi che, invece di continuare a macinare basket, ha deciso di specchiarsi nella sua bellezza consentendo a Mordente e soci di rientrare. Poi quello sciagurato minuto finale: un minuto che, però, non deve cancellare quanto di buono fatto in precedenza. Ora c’è la sosta per l’All Star Game (ma a che serve? ma a qualcuno frega qualcosa?) e la possibilità di tirare il fiato. E gonfiare ancora il petto perchè, questa Juve, piace. Tanto.

UN CUORE INFINITO. Dopo le tremende imbarcate delle prime trasferte (Milano, Biella e Roma), si era capito da Siena che il vento fosse cambiato. Benone al Pala Estra, corsari a Pesaro, i bianconeri hanno avuto il grandissimo merito di non mollare neanche a Brindisi. Ad inizio stagione, sul -14 con 8′ da giocare, avremmo iniziato a prendere il pallottoliere per contare i punti di scarto. Stavolta no, il vento è cambiato anche lontano dalle mura amiche del Palamaggiò. Che cuore ha questa Juve operaia ed umile.



L’IMPATTO DI DAN. Nessuno gli chiedeva nulla di speciale alla sua prima apparizione in bianconero, ma Mavraides ha subito fatto vedere qualcosa di positivo andando ben oltre le più rosee aspettative. Una prestazione buonissima e fa nulla qualche errore di troppo in playmaking. Ci sta, d’altronde aveva solo due allenamenti nelle gambe con il resto della squadra. Sicuramente non gli mancano gli attributi: dopo aver preso delle ‘veloci pallavolistiche’ nelle prime penetrazioni, il ragazzo di Princeton ha continuato per la sua strada facendo anche canestro con costanza. Non è un campione ma, sicuramente, ha fatto vedere che è utile alla causa.

OSCAR=18 E STOP. Minuto 5′ entra Mavraides sul legno del Pentassuglia, sgrano gli occhi davanti alla tv ed, incredulo, inizio a pensare. Ok ho visto male, non può essere vero, ho sbagliato, sarà un altro numero. Inquadratura stretta sul play: no, ho visto bene. Ma com’è possibile? Ebbene sì, Mavraides entra nella storia della Juvecaserta come l’unico giocatore ad aver indossato la mitica 18 di Oscar. Oscar signori, mica uno qualsiasi. Oscar e… non servono parole. Inutile stare qui a fare polemiche, è un errore grave. La società oggi ha messo la pezza attesa: Mavraides giocherà col 16 sin dalla sfida con Venezia. Per fortuna va, ma almeno qualcuno ha imparato qualcosa di storia. Obrigado siempre Mao Santa.

MEU AMIGO SCOTTIE. Che fantastico giocatore è Scottie Reynolds. Una prestazione da circoletto rosso, da ‘doppia doppia’ con 12 punti e 12 assist, una leadership clamorosa e delle mani fatate. Giocatore che già avevo visto ai tempi del college, nel suo cammino turco aveva particolarmente impressionato anche senza fare sfracelli come mi aspettavo. Ma l’avevo visto ed ammirato. Non a caso, durante il torneo di Trani quest’estate, avevo scelto di fare una foto con lui (storicamente non amo fare foto coi giocatori) proprio perchè sapevo che era un giocatore di grandissima qualità. Purtroppo Caserta l’ha dovuto vedere sulla sua pelle ma che talento meu amigo Scottie.

VERITA’. Errore sul numero di Oscar accantonato, questa Juve ha un’anima definita ed un’identità precisa. Riuscire a tenere anche a Brindisi al cospetto di un team che, inutile nascondersi, giocherà un campionato diverso dai bianconeri ed ha un roster da playoff, fa capire quanto grande sia il lavoro che si sta facendo in palestra. La Juve delle prime giornate è un ricordo lontanissimo. La Juve che prendeva ceffoni in esterna, non esiste. Adesso c’è una Juve dal cuore grande, dall’anima forte, dalla voglia di lottare su ogni pallone. E’ la Juve che i casertani amano. In attesa di buone nuove dal club che, silente, lavora.


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