«E’ inutile nascondere che questi a Pesaro e contro la Scavolini, per noi erano due punti importanti e fondamentali non solo per la classifica, ma anche per il morale visto che non avevamo mia vinto in trasferta. Alla fine la soddisfazione per il risultato conseguito è anche maggiore, visto che siamo riusciti a chiudere il match con anche un bottino consistente in termini di punti di vantaggio». Questo il primo commento, questo il primo elemento di analisi di un Sacripanti che per la prima volta da quando entra in una sala stampa diversa da quella del Palamaggiò, dove la sua Juve è un qualcosa di diverso da quella ammirata on the road, è sembrato essere molto più sereno e tranquillo. E a dire il vero il timoniere canturino ne avrebbe avuto ben donde considerando che la vittoria all’Adriatic Arena ha un valore che al momento è doppio rispetto a quanto dice la classifica ed i soli due punti aggiunti all’interno della griglia complessiva della Lega A. Se proprio si vuole essere precisi anche triplo. Già perché non solo i bianconeri hanno mosso la loro personale situazione di classifica ed hanno vinto il primo dei due scontri diretti con i biancorossi di Ticchi, ma lo hanno fatto anche con un vantaggio consistente che mette ulteriormente i marchigiani con le spalle al muro quando sarà tempo di rigiocare il tutto a campi invertiti. Una vittoria di tattica e percentuali. Cosi la definirà a breve lo stesso Sacripanti che non solo ha costretto la Scavolini a giocare nel modo in cui la Juve voleva per togliere ai biancorossi i punti di forza e le corsie preferenziali sui pick and roll, ma ha visto di volta in volta i suoi giocatori infilare canestri e triple importanti nei momenti topici della sfida, in uno stile che in genere viene definito e raccontato sotto il termine di cinismo.
«Penso che la partita si sia decisa sulle nostre percentuali da due e da tre – ha ribadito l’head coach casertano -. Abbiamo tirato molto bene dal campo e poco bene dalla lunetta. Di questa cosa non sono soddisfattissimo, considerando che i nostri errori dalla linea della carità ci stavano complicando la situazione in campo con Pesaro che aveva recuperato punti su nostri errori e con tiri liberi da pensieri e pressione. Per il resto, invece, penso che abbiamo giocato la pallacanestro che volevamo. Abbiamo giocato il nostro pick and roll, da questo abbiamo ribaltato o siamo andati dentro a secondo delle situazioni e trovando sempre la soluzione giusta. Poi non dobbiamo mai dimenticar la situazione in cui ci troviamo. Siamo in una situazione rimaneggiata in termini di rotazioni e dove i giocatori sanno di fare la partita nel bene e nel male. Settimana dopo settimana ne stanno prendendo atto e tutti si stanno prendendo delle responsabilità e tutti stanno facendo quel passo in avanti che avevamo chiesto. La dimostrazione è la prima vittoria in trasferta».
La scelta di Pesaro di tenere cosi alto Crosariol ha facilitato il tutto?
«E’ un qualcosa che avevamo già visto nella partita della Scavolini contro Pesaro. Come scelta abbiamo deciso di forzare il pick and roll verso il fondo per far aprire il loro lungo e provare a far ribaltare la palla a Crosariol o sfidarlo al tiro lasciando Akindele deliberatamente sotto al canestro per proteggere l’area in casi di penetrazioni. Una soluzione che ha funzionato e quindi è andata bene, ma ne avremmo avuto delle altre».
Si aspettava una Pesaro cosi?
«Non è un mistero nemmeno a chi è lontano da Pesaro che i budget di quest’anno e quello della scorsa stagione non possono nemmeno essere messi a paragone. Per questo dico che da un alto è un campionato facile ed allo stesso tempo anche difficile. Ci sono società cosi come anche Caserta, che hanno costruito squadre di livello economico non altissimo, ma non certo bisogna abbattersi. Lo stesso è capitato a noi quando abbiamo perso i due americani. Bisogna stringere i denti e dare tutto con quello che si ha e per un solo motivo: preservare il massimo campionato di basket a Pesaro come a Caserta, cosa che in questo momento di crisi mondiale rappresenta una pura eccellenza».