Passando tra le macerie



L’Adriatic Arena di Pesaro

Più passavano i minuti della sfida dell’Adriatic Arena, più mi venivano in mente delle parole. Erano le parole proferite da Carlo Zampa, storico telecronista romano e romanista, che durante il famoso Roma-Lazio 5-1 gridava: “Passate tra le macerie, state facendo quello che vi pare”. Beh, la Juve è veramente passata tra le macerie di una Scavolini veramente inguardabile, e siamo stati anche generosi nell’utilizzo del vocabolo. Premesso che i problemi pesaresi non devono riguardare logicamente la Juve, non si può non rimarcare una delle prestazioni più scadenti mai viste sui legni di A da innumerevoli anni a questa parte. Francamente, in questi cinque anni dal ritorno in Lega A, non avevo mai visto una squadra messa così male come Pesaro. Ma questo non interessa a Sacripanti (oh, tre vittorie in quattro uscite all’Adriatic Arena da ex, altro record per Pino) ed ai suoi ragazzi che hanno giocato una partita ordinata, dura mentalmente e cinica: bastava questo per uscire con la prima vittoria lontano dal Palamaggiò. Pesano tanto questi due punti, era una delle partite alla portata e la Juve non ha fallito. Povera Pesaro, bella Caserta.

ITALIAN JOB. Maresca, Michelori, Gentile, Mordente e Marzaioli: 4M, 1G e tanta tanta rabbia. Partita sontuosa del gruppo italiano che ha preso per mano la squadra nei momenti di maggiore difficoltà. Quei sei punti messi a referto da Mordente nel quarto periodo hanno distrutto le flebili speranze pesaresi: sei punti da maestro del basket, da guru, da santone. Michelori si è confermato una presenza costante in vernice, ha lottato e sgomitato oltre a mettere punticini preziosi. Maresca, oh capitano mio capitano, che partitone: 17 punti, testa nella partita, difesa durissima, intelligenza nel saper capire il momento dove colpire. Gentile, bentrovato Stefano: dopo qualche partita con ombre, ecco le stimmate familiari, la faccia tosta, la voglia di prendere per mano i compagni. In settimana aveva chiaramente detto che i problemi societari non dovevano riguardare il gruppo, che questi ragazzi pensavano solo ad onorare la maglia: Stefano l’ha fatto. Marzaioli, che bello vederlo 10′ in campo. Dieci tenuti bene, senza soffrire, senza patemi, con freschezza e brillantezza. Sono treni che passano raramente, Domenico sta sfruttando l’occasione.



SI RESPIRA. Ad otto punti e con quella posizione in graduatoria c’è di che sorridere. La zona retrocessione dista 4 punti ed, oggettivamente, c’è chi sta peggio. Ma molto peggio e bastava farsi un giretto, ieri, sulle rive dell’Adriatico. La Juve, da quando è andato via anche Chatfield, ha un bilancio di due vinte ed una persa: prendiamo tutto con estremo piacere, ma non deve essere una scusa per non muoversi sul mercato. I soldi, se ci stanno, son pochi ma pare che l’operazione Walker si possa fare. In uscita da Veroli (il Professore Marcelletti rivuole il suo pupillo Johnson, avuto ad Ostuni, e sarà accontentato molto probabilmente), il folletto allungherebbe le rotazioni di una unità evitando a Mordente e company di arrivare troppo spremuti al traguardo. Non stiamo parlando di un fenomeno, ma di un onesto regista. Se verrà non potrà sbagliare la colossale occasione che gli si propone: la A è una vetrina troppo ghiotta. Attendiamo sviluppi.

LE MACERIE DI PESARO. Piange il cuore a vedere la gloriosa Scavolini ridotta in questo stato. Fa male al basket dover assistere a questo triste spettacolo. Il popolo marchigiano è stato encomiabile: ha incitato fin quando ha potuto, ha cercato di svegliare la squadra, le ha provate tutte per dare una scossa ma, alla fine, ha alzato bandiera bianca. E giù fischi ed insulti, tutti nei limiti della civiltà ovviamente. Dispiace, veramente.

450 VOLTE GRAZIE. Contro una rivale storica come la Scavolini, la Juve ha festeggiato la sua vittoria numero 450 nella storia. Forse location ed avversario migliore non poteva esserci. Non resta che ringraziare tutti, ma proprio tutti, coloro che hanno reso possibile questo traguardo. Ognuno scelga il suo giocatore, il suo coach, la sua partita: tanto la Juve è Caserta quindi non c’è motivo di fare classifiche storiche.

CHE AMAREZZA. Un tempo ci sarebbero voluti i timpani per assistere ad una sfida tra Scavolini e Juvecaserta. Ci sarebbe voluto un buon otorino, nell’immediato post gara, per riprendere il corretto uso delle orecchie. Ma ormai questo tempo è veramente lontano. Non c’è quella atavica inimicizia che ha scatenato le tifoserie nelle ultime stagioni. E bastava vedere il settore ospiti casertano per farsi un’idea precisa di come è l’attuale situazione anche del tifo a Caserta. La curva destinata ai supporters campani vedeva la presenza di 16 irriducibili che, comunque, hanno scelto di passare la loro domenica on the road per non far sentire la Juve veramente da sola. Triste spettacolo quando, prima, eravamo abituati ad un clima da vera corrida. Tantissimi applausi per gli ex di giornata ovvero Deji Akindele e Pino Sacripanti.

LA VERITA’. Almeno per una settimana saremo tutti più sereni e tranquilli. La Juve potrà lavorare col sorriso della prima vittoria esterna, degli otto punti in classifica e dell’ultimo posto distante. Non bisogna abbassare la guardia, sarebbe un delitto, ma questo gruppo ha trovato quelle risorse morali e di corazon che tutti si auguravano. Potevano mollare, nessuno avrebbe potuto dire niente, ed invece si sono compattati e stanno lottando. Col cuore. Ora tocca al club: che dia un segnale forte, già da venerdì quando ci sarà il Consiglio d’Amministrazione. Lottare insieme, Caserta merita di continuare a vivere il suo sogno.


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