Onesto -20 della Juvecaserta nella tana dei campioni d’Italia. Siena vince in scioltezza, andando con le marce basse, giocando una partita discreta e poco più. Caserta per 26′ era in partita, aggrappata al suo cuore, alla mano caldissima di Jelovac, al cervello immenso di Mordente e la voglia generale di non mollare. Purtroppo in queste condizioni è impossibile chiedere qualcosa in più ai bianconeri. Quando la tua panchina è piena di ragazzini e qualche ‘big’ è in campo in non perfette condizioni fisiche mentre l’avversario si permette di far uscire dalla panchina gente come Kasun, Kangur, Carraretto e company, allora come puoi muovere accuse? Impossibile. Certo, la Juve ha commesso degli errori madornali (Jonusas che si addormenta ed in 30″ regala 5 punti agli avversari, Gentile che sbaglia la posizione nella zona 2/3 e si prende una bomba, Maresca che si fa scivolare il pallone dalle mani, Akindele che gioca a rilento e via dicendo), ma onestamente non poteva fare niente di più. Niente e questo la gente deve capirlo. Perchè non è possibile chiedere altro a questo gruppo che sta zitto, si allena e continua a scendere sul legno.
SEMPRE IN RICORSA. Il problema di fondo, quando hai una squadra ridotta all’osso, oltre all’aspetto energetico, è anche che non puoi neanche pensare di imporre la tua pallacanestro. Non puoi pensare di dire: “ok oggi si gioca così e vediamo se gli altri ci vengono dietro”. No, devi andare di rincorsa sulle scelte avversarie, ti devi adattare, devi trovare tu la soluzione per far venire la partita da te. E non viceversa. Ovviamente questo sfugge ai meno pratici della palla a spicchi. Sfugge che, in queste condizioni, si fatica a giocare a pallacanestro.
FATTORE JELOVAC. Nelle prime due giornate molti si domandavano se era una meteora di passaggio all’ombra della Reggia. Aveva solo bisogno di tempo, spazio e fiducia per dimostrare il suo valore. Ormai non fa più notizia, ormai trova con precisione la via del canestro ed è ammirevole anche il suo lavoro a rimbalzo. Una scommessa già vinta da Sacripanti. Un semisconosciuto che, ora, ha dimostrato che in Lega A ci sta. E ci sta anche bene.
BLACK MOMENT. Le facce dicono tutto. Gli occhi anche di più. Non dirò mai, neanche sotto tortura, chi mi si è avvicinato a fine partita a Siena per parlarmi. E’ un tesserato della Juvecaserta che, con gli occhi carichi di rabbia e tristezza, mi diceva: “Senza due americani cosa possiamo fare?”. E come dargli torto. In sette, se tutti giocano al massimo ed ovviamente non sempre accade, è impresa durissima ovunque. La vittoria contro Bologna doveva essere presa per quello che era: un miracolo sportivo. A Siena non c’è stato il bis, logico. Fa male, però, vedere anche il malcontento generale ed il silenzio societario: al Pala Estra, in rappresentanza della Juvecaserta, c’erano… i giocatori, lo staff ed i tifosi. Nessuno della società. Nessuno. Così non va bene, per niente.
BLACK SOX. I ragazzi di Sacripanti hanno spolverato, per l’occasione, un look maggiormente aggressivo che non è sfuggito al mio occhio (e molti diranno, anche giustamente, ‘chissenefrega’). Calzini neri, stile newyorkese, old school and style: non conta niente ma voglio leggerlo come un ulteriore segnale di unione tra tutti i ragazzi in questo difficile momento.
POZZ LA SPIEGA. Saluto con piacere il ritorno di Gianmarco Pozzecco nel basket: stavolta in veste di coach di Capo d’Orlando, il suo ultimo regno. Prima partita, prima vittoria (in trasferta a Jesi) e prime dichiarazioni di un fuoriclasse anche della comunicazione. Insieme all’amico Furio Steffè ha accettato una sfida intrigante: la prima pagina è stata scritta, il libro deve essere ‘sporcato’ ancora a lungo. Intanto lui la spiega sempre.
VERITA’. La vittoria di Biella ad Avellino ha ulteriormente accorciato la classifica (sempre ricordando che l’Angelico ha asfaltato la Juve in casa). Ora come ora diventa difficile scegliere una compagine su cui fare la corsa: non credo proprio che Avellino possa restare così giù. Biella ha messo Johnson nel mosaico e salirà. A questo punto vedo solo Montegranaro, Cremona e Pesaro. Domenica si va nell’astronave pesarese per una gara che, almeno, si può giocare. Molti mi hanno detto che non era Siena la partita da vincere: rilancio con “in sette, quali sono le partite da vincere?”. Io ne vedo poche.