«Potevamo vincere questa partita solo ed esclusivamente provando a tenere il punteggio dei nostri avversari molto basso. E’ indubbio che abbiamo problemi in fase di realizzazione dei punti, facciamo fatica ad arrivare oltre i settanta e contro Bologna ne abbiamo fatti addirittura 65. Quindi potevamo vincere solo impedendo ai nostri avversari di segnare più di noi». Questo il commento, questa la prima analisi del timoniere canturino, Pino Sacripanti, in merito all’epica vittoria della Juve contro la Virtus Bologna. Una vittoria pesante, una vittoria importante che vale doppia non solo perché torna a muovere la classifica, ma anche e soprattutto perché non è certo arrivata contro una diretta avversaria a quello che è ormai l’obiettivo unico di questa squadra (miracoli a parte ndr) la salvezza. Difesa, cuore ed orgoglio. Questo il mix visto in campo contro le ‘Vu Nere’ domenica pomeriggio e che in parte ha sottolineato anche lo stesso Sacripanti che ha poi cosi continuato nel proprio commento al match: «Abbiamo difeso come volevamo e come dovevamo. Siamo stati bravi nel gestire il ritmo della partita, a segnare canestri importanti in momenti importanti, ma soprattutto di continuare a difendere anche quando sembrava che tutto quello che avevamo costruito potesse essere smantellato riuscendo ad evitare, nel finale di partita, di essere spazzati via cosi come è capitato nelle altre partite. Abbiamo conservato energie e limitato quanto successo in passato e forse potevamo anche vincere con uno scarto maggiore, ma non è questo che ci importa. Abbiamo limitato le sfuriate in contropiede dei nostri avversari, abbiamo difeso bene il pick and roll e li abbiamo costretti a sporcare le percentuali. A tal proposito un merito particolare dei taniti tiri sbagliati è di Akindele. Questo mio soffermarsi non è sui numeri che Deji mette in campo domenica dopo domenica, ma per il modo in cui li produce. Quando gioca con l’intensità con la quale è sceso in campo contro Bologna siamo tutt’altra squadra sia a livello difensivo che di spaziature in attacco. Prima della partita avevo avuto un colloquio con lui dover gli spiegavo che non mi era piaciuto dal punto di vista dell’intensità in alcune partite e lui ha risposto giocando a pallavolo con gli avversari. Quando gioca con quella intensità quello che produce ha un peso specifico totalmente diverso».
Ma questa vittoria porta anche un’atra firma…
«Non è mia consuetudine soffermarmi su di un solo giocatore, ma dopo questa partita mi sento di spendere due parole per Marco Mordente che oltre ad un grande giocatore, si sta dimostrando anche una grande persona e professionista. Mi è dispiaciuto nel finale non poterlo tirare fuori per fargli tributare il giusto applauso, ma il tempo non si è fermato».
Tornando al match, sembra scontato, ma quanto pesano questi due punti?
«Questo successo è di un’importanza capitale. Ci permette di salire a quota sei punti e di averlo fatto contro una squadra che ne ha otto. Ha dimostrato che la squadra ha acquisito quella consapevolezza di responsabilizzazione nello stare in campo tanto e starci bene per arrivare allo scopo finale. Ha dimostrato di aver afferrato l’approccio giusto e di poter giocare questo tipo di partita».
Una responsabilizzazione che è stata visibilmente apprezzata sugli spalti dal pubblico…
«Sono contentissimo di tutto il calore che ci ha dato il pubblico ed il Palamaggiò sia prima che dopo la partita. Ci hanno sostenuto dall’inizio alla fine con ardore senza mai abbandonarci. Personalmente credo che la Juvecaserta deve essere quella contro Bologna dentro e fuori dal campo. Noi dobbiamo essere, tecnicamente parlando, quelli che siamo stati domenica, il pubblico da parte loro quelli che sono stati sugli spalti, senza dimenticare che è anche merito nostro trascinarli in quel modo. La Caserta del basket, però, deve avere quest’anima, l’anima combattiva, l’anima di chi viene al palazzo con il coltello tra i denti domenica dopo domenica».