Basket? No curling



Mordente in azione contro Varese (foto Carozza)

Varese conquista la vetta solitaria della classifica al Palamaggiò dove mantiene l’imbattibilità stagionale e salva anche le gambe nella piscina ‘coperta’ di Pezza delle Noci. La Juve incassa la seconda sconfitta consecutiva, perde per la prima volta in casa, vede lo spettro retrocessione vicino e vede due giocatori in infermeria. Questo, in sintesi, quanto proposto dal match di ieri; c’è un detto, giusto, che va riportato: “Quando piove, poi grandina”. E non parliamo solo di condizioni atmosferiche. E’ stata l’ennesima domenica da dimenticare per tanti motivi. Non bastava una settimana pessima a livello societario, ci si mettono anche i problemi fisici di Chatfield e Michelori messi ko da un campo indecente per la Lega A. Difficile parlare di aspetti tecnici quando i giocatori hanno pensato più a salvare le gambe che a eseguire, per bene, gli schemi. E come dargli torto. Alla fine ha vinto, con merito, Varese che ha sbagliato meno ed ha sfruttato quell’azione chiave: la partita è girata definitivamente al 35′, circa, quando non è stato sanzionato un evidente fallo su Jelovac. Il serbo (ancora molto positivo) avrebbe potuto riportare Caserta sul -1 coi due liberi. Niente fallo, niente liberi e triplone di De Nicolao dall’altro lato. Lì è finito tutto. Probabilmente la Juve avrebbe perso ugualmente ma quell’azione ha chiuso i giochi.

CHE VERGOGNA. Alcuni sanno che sono il capitano dell’Atletico PKH che ha la sua ‘dimora’ al Pala Lourdes, campo storico del capoluogo che, spesso e volentieri, diventa una piscina a causa della condensa. Ecco perchè so, meglio di altri, cosa è scattato nella mente dei giocatori ieri pomeriggio: quando sei costretto a correre su un parquet ridotto in queste condizioni, sei condizionato psicologicamente. Corri meno, salti meno, pensi a non farti male. Ed io gioco il campionato UISP. Una vergogna vivere questa situazione: la condensa su un campo di A è una indecenza. Qualcuno se ne assuma le responsabilità perchè non è possibile tutto questo. E la Juve c’ha rimesso Chatfield e Michelori, mentre Varese non ha potuto giocare la sua pallacanestro veloce, dinamica e frizzante. In pratica non è stata una partita di basket ma di curling dal punteggio super elevato.



MARASMA SOCIETARIO. Dopo la tremenda settimana societaria andata in archivio ieri mattina con l’incontro tra i vertici societari, il sindaco Pio Del Gaudio e l’assessore Polverino (non è trapelato nulla prima, durante e dopo la partita pomeridiana a Pezza delle Noci sui contenuti del vertice), c’era parecchia attesa per capire come avrebbe reagito il popolo bianconero a questo ennesimo schiaffo preso in piena faccia. Si, perchè di uno schiaffo si tratta; uno schiaffo a chi ha fatto l’abbonamento, a chi segue sempre e comunque la squadra e che non vuole vivere un altro 1998. Intanto il primo cittadino era presente nel palco presidenziale al fianco della Juve vicino al presidente bianconero Gervasio. C’era attesa anche per vedere come sarebbe stata accolta la squadra dopo la terza scoppola di fila in trasferta: all’ingresso del team, dopo qualche timido fischio isolato, i presenti hanno salutato con tantissimi applausi i giocatori. Un incitamento costante e forte quello del popolo bianconero che si è schierato apertamente con la squadra a caccia dell’impresa contro l’imbattuta capolista lombarda. Applausi anche per il grandissimo ex di giornata Ebi Ere.

B COME MORDENTE. Tanto di cappello ad un ragazzo che, nonostante tutto, sta onorando questa canotta. E meno male che c’era gente che storceva il naso quando fu acquistato e l’aveva bollato come ‘finito’ in preseason. Marco Mordente è il leader di questa squadra, merita un plauso enorme ogni volta che scende in campo con quella B sul braccio e merita di essere osannato. Non doveva scendere in campo ma ha stretto i denti. Se poi gioca anche in questo modo… beh allora veramente non ci sono aggettivi.

I CINQUE MINUTI. E non sono in positivo, sia chiaro. Alla Juve stanno venendo sistematici questi ‘cinque minuti’. A Biella, a Roma e contro Varese il copione resta sempre lo stesso. I bianconeri hanno deciso che questi benedetti cinque minuti devono giocarli una schifezza subendo contropiedi solitari e schiacciate a ripetizione. E questo, se permettete, non è accettabile. Ormai la cantilena è sempre la stessa e ci ripetiamo: c’è modo e modo di perdere, ma bisogna evitare di prendere simili imbarcate perchè non è piacevole finire con simili scarti. Ingenerosi, ingiusti, ma alla fine questo resta negli annali.

CORI DA CENSURARE. Da segnalare anche la presenza di una ventina di stoici tifosi varesini arrivati a Pezza delle Noci appena prima dell’inizio della partita molto carichi e desiderosi di far sentire la propria voce; merito anche loro se il clima si è acceso praticamente da subito anche se certi cori, con tanto di saluto romano, non sono stati proprio belli da vedere e sentire.

LA MASCOTTE. C’è stato anche il debutto della nuova mascotte della Juve; simpatica e carina, una cosa che non si vedeva da anni anche se, sinceramente, non ne sentivo la mancanza. Alla fine, in zona stampa, dopo vari tentativi siamo riusciti a decifrare il nome (Scarking, che mi dicono riguardare il cartone animato ‘Il Re Leone’). Ok, i bimbi saranno contenti. Almeno loro.

LA VERITA’. Quattro punti in sei partite, un calendario dannatamente in salita, una crisi societaria infinita, il cambio di Wise che non arriva e non arriverà, giocatori azzoppati e solo Biella alle spalle (ma ha già battuto Caserta e di parecchio). Basta questo per far tremare i polsi e non servono altre parole.


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