Lo scorso anno l’avvicinamento alla partita era stato caratterizzato dalle parole di uno dei protagonisti della Juve come Andre Smith che giurò di andare a Roma e combattere come un gladiatore per portare via la vittoria. Alla fine Il lungo a stelle e strisce la sua promessa l’ha mantenuta e come, anche se il vero gladiatore a fine serata fu quasi un romano d’hoc: Alex Righetti. Quasi solo ed esclusivamente per l’essere nato a Rimini, ma se ne facciamo una questione di basket giocato, allora tutto è diverso. Dal punto di vista della pallacanestro la Virtus Roma è stata la fetta più importante della carriera di Righetti cosi come Roma è rimasta nel cuore dell’esterno che nella scorsa stagione, da solo bombardò i giallorossi guidati da Datome e Mordente. Gli stessi che in un modo o nell’altro hanno ‘rischiato’ di essere ancora una volta compagni di squadra, ma che questa sfida la vivranno ancora uno vicino all’altro ma questa volta da avversari. Uno il leader della rispettiva squadra. Il primo dopo un’estate infuocata con la maglia della nazionale, è tornato nella capitale per la definitiva consacrazione a livello di club e soprattutto a livello personale e di una carriera in cui era sempre stato considerato un ottimo comprimario e mai il protagonista principale quando si trattava di leadership e punto di riferimento dentro e fuori dal campo. Dall’altra parte Marco Mordente. Un leader nato, uno che nella nazionale c’è stato ed anche per tanto tempo e che ha preso in mano la Juve in meno di un mese, ponendosi da faro guida nei momenti che contavano e che ti consegnano di diritto lo scettro della leadership. Momenti come quelli in cui si elogia un compagno di squadra più giovane e che ha bisogno di quella simbolica pacca sulla spalla e quel cenno di approvazione da parte di chi ha vissuto questi momenti prima di lui e sa che di sicuro finiranno, come è successo nella sala stampa di domenica scorsa quando lo stesso Mordente elogiò la prova di Stefano Gentile a cui abbiamo girato le parole dell’ex Milano per commentare la prestazione nella vittoria importante di domenica scorsa contro la Sutor. «Sono contento per la squadra e per me stesso – ha esordito il giovane playmaker che sulle spalle si porta un nome pesante non solo per se ma anche per la città che lo ha visto crescere e che ora se lo ritrova protagonista in campo -. Sono contentissimo delle parole di Mordente e non posso che dargli ragione. Settimana dopo settimana, sto ritrovando il mio passo in partita e che avevo un attimo smarrito per colpa di un pre-campionato saltato nella parte centrale per colpa dell’infortunio alla caviglia. Ma oltre il ritmo e alla voglia di divertirmi e giocare con spensieratezza, sto ritrovando anche il mio posto in squadra e questo mi fa molto piacere».
Quando si perde un giocatore ed un uomo nelle rotazioni, è più forte il senso di orgoglio o di responsabilità?
«Perdere un compagno di squadra non fa mai piacere, ma in un gruppo quando succedono questi episodi credo che la prima reazione che arriva è quella di un mix tra fortificazione e responsabilità. Un mix che ci ha permesso di portare a casa la vittoria contro Montegranaro. Abbiamo fatto dei grandi passi in avanti sia come gruppo, dove abbiamo una componente italiana molto esperta che ci ha dato una mano, che come squadra, ma ora non dobbiamo fermarci, dobbiamo continuare a progredire ed andare avanti su questa strada».
Guardando avanti, quale sarà la chiave della sfida contro Roma?
«Prima di tutto dobbiamo mettere in campo quello che ci ha portato alla vittoria contro Cremona e contro la Sutor sin dal primo minuto. Non dobbiamo aspettare, ma dobbiamo subito aggredire la partita soprattutto dal punto di vista della difesa. Dobbiamo evitare che il loro ritmo di gioco prenda il sopravvento. La chiave, dunque, sarà difendere forte, recuperare palloni ed imporre dall’altra parte il nostro ritmo e la nostra pallacanestro».