Un dato su tutti riecheggia ancora nella mente dei presenti e non al toreo Vito Lepore di Avellino. Un dato indiscutibile e che ha segnato la resa incondizionata dei bianconeri di Sacripanti nella finalina contro Brindisi: 3 soli punti segnati di cui due su azione ed uno dalla linea della carità, e ben 30 punti subiti. Quasi tre punti al minuto contando che il break in questione è giunto nei soli dieci minuti immediatamente successivi all’intervallo lungo. Tre punti al minuto che sono stati anche figli dei tanti contropiedi che Caserta ha concesso in un attacco che ha cambiato faccia rispetto a quello del primo tempo e dei primi venti minuti che aveva convinto abbastanza in prospettiva futura, specialmente dal punto di vista della coralità e di cenni difensivi abbastanza chiari e che avevano messo in difficoltà i pugliesi in diverse occasioni. Un attacco che ha regalato solo palle perse invece che tiri ben costruiti e ben organizzati da una squadra che in meno di dieci minuti ha dimostrato un dato oggettivo: di essere stanca. In conferenza stampa del sabato mattina Sacripanti aveva preannunciato una situazione energica non esaltante e contro Brindisi ed in quel che in America chiamano il ‘back to back’ (ovvero due partite in fila), il tutto si è accentuato all’ennesima potenza. Ventuno le palle perse complessive al suono della sirena che ha decretato il garbage time più lungo di questa nuova avventura e di questa pre-season e dato all’Enel la possibilità di allenarsi nella costrizione e condizione di un contropiede solitario o in superiorità numerica. Uno schiaffo in piena faccia, dunque, al quale abbiamo affidato ad uno dei protagonisti, Andre Michelori, l’arduo compito di provare a spiegare il perché ed il come si sia passato dalla faccia della medaglia dove la Juve attaccava e difendeva a quella in cui è stata praticamente in balia degli avversari per venti minuti abbondanti: «Nel secondo tempo della sfida contro Brindisi – ha esordito il lungo milanese nell’immediato dopo partita di Avellino – ci è successo un po’ quello che ci è successo nel corso di questa pre-season: abbiamo finito le energie. Abbiamo fatto fatica a tenere alto il livello di forza fisica come nel primo tempo e abbiamo commesso degli errori. Sapevamo che potevano esservi dei cali, visto che stiamo lavorando ancora per trovare la forma migliore in vista dell’inizio del campionato, ma abbiamo anche capito che non possiamo mollare, ma dobbiamo continuare a giocare di energia nonostante la fatica. Non voglio cercare nessun tipo di alibi e nessuna scusa a quanto è accaduto e quindi siamo pronti a fare del nostro meglio affinché questo distacco e questa differenza non sia cosi evidente in vista dell’inizio del campionato».
Utilizzando gli infortuni solo come dato oggettivo e non come scusa, quanto secondo te tutti questi stop hanno inciso su un serbatoi che al momento vi permette dio giocare solo venti minuti della pallacanestro che volete?
«Hanno avuto ed hanno la loro importanza. Abbiamo avuto dei rallentamenti e questo è un dato oggettivo. Abbiamo dovuto allungare la tabella di marcia e questo ci porta a dei cali come quelli contro Brindisi. Senza contare che le rotazioni erano ridotte senza Gentile e Mordente e che Wise ha giocato abbastanza a lungo nonostante il lavoro particolare ed individuale che sta facendo. In tutto questo aggiungerei che quella della domenica era la seconda partita in due giorni e che quindi già il serbatoio non era al massimo. Ora quello che dobbiamo fare è buttarci tutto alle spalle e pensare solo a recuperare condizione, a lavorare duro e dare il massimo anche quando non ne abbiamo più, perché solo in questo modo possiamo dimostrare di potercela giocare con tutti».
Cosa ti aspetti, allora, da questa settimana?
«La prima speranza è quella di tornar in palestre tutti assieme e che gli infortuni possano essere solo un brutto ricordo. Di conseguenza allenarci tutti al 100% per prepararci ad affrontare al massimo della forma e della concentrazione possibile la trasferta di Milano».