Ieri pomeriggio la telenovela è giunta al suo ultimo atto, all’episodio finale. Un episodio anticipato al mercoledì sera, quando scorgendo l’account twitter di Nic Wise, si era capito che quella del giorno dopo sarebbe stata la giornata dell’addio e alla fine cosi è stato. Dall’infortunio alla caviglia di Brindisi e alla non presenza in campo di Trani in poi il taglio ed il cambio di rotta è sempre stato dietro l’angolo. Un angolo che si era allontanato solo ed esclusivamente per un attimo al torneo cittadino quando Wise è sceso in campo in ambedue le partite e mostrando anche delle buone cose dal punto di vista tecnico. Il problema è stato all’indomani mattina della due giorni di partite e di un paio di allenamenti consecutivi prima del torneo: stop per gonfiore al ginocchio e dimostrazione del fatto che quella che si prospettava con giorni di riposo e di stop dopo una partita non poteva essere una routine sostenibile per uno staff tecnico che pone tutto sul lavoro fisico e di squadra il proprio successo. Ed allora è stata solo questione di tempo, tempo necessario per porre la basi necessarie e sulle quali lavorare per il prossimo playmaker della Juve. Basi che per tutto il pomeriggio avevano portato ad un solo nome e cioè quello di Brian Chase. Un cambio di regia che da un punto di vista di centimetri non avrebbe dovuto portare a cambi catastrofici, considerando che tra Wise e Chase non ce ne erano poi cosi tanti di differenza. Se però i centimetri erano praticamente gli stessi, non si poteva dire altrettanto per quello che si sarebbe dovuto vedere in campo. Due giocatori con caratteristiche un tantino diverse. Passaggio, assist e gestione della squadra per Wise, più realizzatore Chase come dimostrano i 2,5 assist in 9 anni di carriera professionistica in giro per il mondo. Una diversità cresciuta, però, al College, quando Wise ad Arizona era colui che armava la mano di gente come Shakur, Jordan Hill e Budinger, mentre a Virginia Tech Chase doveva fare tutto da solo cosi come ebbe modo di dire anche in una intervista durante la sua esperienza ai D-Fenders di Los Angeles nella militanza in D-League conclusa quella al College: «Di sicuro non posso far niente per l’altezza, ma di sicuro posso far qualcosa per il mio gioco. Al College mi hanno sempre chiesto di segnare e di essere un realizzatore con la palla in mano, ma sono capace anche di creare, ma con l’aggiunta di essere una point guard con tanti punti nelle mani».
E di punti nel 2012 nei ha regalati sia in Russia che in Croazia dividendosi tra Enisey e KK Cibona segnando 10,4 punti a Zagabria nell’Adriatic League e circa 6 in Eurocup, e riscuotendo più o meno lo stesso successo in Russia dal punto di vista dei canestri mandati a bersaglio. La dimostrazione dell’essere più attaccante che ragionatore, poi, sono i 18 punti nelle quattro partite di Eurocup con la Dinamo di Mosca nel 2008-09 ed i 16 in Bosnia con l’Igokea sempre nell’Adriatic League (oltre i 16 ad allacciata di scarpe anche nell’esperienza losangelina con i D-Fenders dove era compagno di squadra di Von Wafer ndr). Ma alla fine tutti questi numeri, tutte queste comparazioni tra il passato e quello che sarebbe dovuto essere il futuro della cabina di regia bianconera, sono risultate essere tutte inutile e senza uno scopo preciso. Già perchè in serata lo scenario è tornato a cambiare. Quando tutto sembrava pronto per inserire all’interno del roster bianconero il nuovo metronomo, è arrivata la stangata. Dopo ore di trattative, chiamate, messaggi e punti in comune da trovare tra domanda ed offerta, il giocatore, da tempo accostato alla Juve, ha deciso di ringraziare Sacripanti e la dirigenza bianconera per l’interessamento e passare oltre. Un passare oltre che allo stato attuale lascia con la bocca asciutta ambo le parti. Quella casertana, che ora dovrà tornare all’attacco per un nuovo giocatore sfogliando una margherita che ormai ha pochi petali interessanti e quella dell’atleta che per motivi familiari, quindi, continua ad essere senza una squadra in attesa che il tutto si risolva per tornare a calcare i campi da gioco.