L’onestà di Sacripanti: “Siamo ancora indietro”



Coach Sacripanti

Non felicissimo, ma dopo tanti anni trascorsi all’ombra della Reggia abbiamo imparato a conoscere Pino Sacripanti, che non era nemmeno demoralizzato dopo la due giorni di Benevento. Consapevole, questo si. Consapevole che la sua Juve deve fare ancora tanta strada per poter arrivare a quello stadio di condizione fisica necessaria ad esprimere al meglio le potenzialità di tutti, ma anche il suo solito basket fatto di ritmo, transizione, palla in velocità e tanto movimento in attacco e difesa. Cosa che oggettivamente era impossibile chiedere ad una squadra dopo soli 15 giorni scarsi di lavoro comune e nei quali ha dovuto fare i conti con il caldo torrido e tanti ritardi per questioni di visti e di organizzazione.

«La prima indicazione che ci ha dato il torneo di Benevento – ha commentato il timoniere della Juve – è che abbiamo oggettivamente un problema di condizione, ma in particolare un problema di diversa condizione tra i singoli. In squadra c’è che è più avanti e chi, invece, è un tantino più indietro. Pertanto abbiamo capito che dovremo lavorare, per il futuro prossimo, con tanti allenamenti differenziati per provare a portare quanto prima tutti sulla stesso livello di condizione. Sapevamo che queste due partite ci sarebbero servite ad avere maggiori punti di riferimento specialmente sul ritmo di gioco, che è poi durato 15 minuti, e sul lato atletico. Ora vediamo con l’arrivo di Akindele quali e quanti equilibri si spostano e poi proseguiremo per la nostra strada».



Una delle ragioni di questo ritardo, può essere additata all’oggettiva impossibilità di lavoro al Palamaggiò viste le temperature altissime che si sono avute a Pezza delle Noci da quando avete iniziato?

«Anche ma non solo. Di sicuro abbiamo pagato il clima rovente del Palamaggiò ma siamo andati avanti con Mimmo Papa come da copione. Di sicuro il caldo ci ha rallentato, ma abbiamo anche tre giorni in meno rispetto a quelli che avremmo dovuto avere visto che per varie situazioni dovevamo iniziare a lavorare il lunedì ed invece ci siamo ritrovati al completo o quasi il giovedì. Anche questo ha inciso, cosi come situazioni personali legati ad alcuni giocatori come per esempio Michelori che ha avuto un problema di fascite plantare in estate e quindi ha bisogno di più tempo rispetto al normale, oppure Mordente che non era abituato ad una estate di preparazione per lui che negli ultimi anni era impegnato con la nazionale e quindi trascorreva l’estate a giocare ed allenarsi ed ora sta accusando un po’ il lavoro».

Ovviamente l’interesse nell’interesse di questa prima uscita della Juve, era rivolto a Nic Wise. Il tuo giudizio sulle condizioni ed il ginocchio dell’ex Arizona?

«Ha fatto due buone partite ravvicinate, due partite in fila in due giorni e devo dire che il ginocchio ha tenuto abbastanza bene. Sul lato tecnico e delle qualità è un ragazzo che non si discute e sul campo a Benevento ci ha dato brillantezza, punti ed assist. A questo punto dovremo essere noi bravi a gestirlo nella maniera migliore possibile svolgendo un lavoro differenziato che non solleciti tanto il ginocchio, un lavoro muscolare e di tenuta che gli possa permettere di giocare della vera pallacanestro. Da questo punto di vista non abbiamo fretta e quindi procederemo come abbiamo stabilito con lo staff, magari risparmiandogli qualche partita nel prossimo weekend».

Un weekend fatto di tre partite in quattro giorni…

«Forse un po’ troppe per le nostre condizioni, ma ormai ci siamo e scenderemo in campo. Di sicuro proveremo a giocare al massimo la sfida di giovedì e poi vediamo cosa succede sabato e domenica dove di sicuro daremo la possibilità a Cefarelli, Marzaioli e Sergio di darci minuti da veri giocatori».

L’ultima annotazione è sul pubblico presente alla due giorni di Benevento…

«non una novità. Di sicuro si aspettavano di vedere una squadra pronta e diversa da quella ancora in netta preparazione. Ma questo non mi preoccupa, visto che di sicuro avranno capito e sono sicuro che se daremo il massimo non ci negheranno mai il loro supporto».


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