Uno ci vorrebbe pensare, l’altro è attirato ancora dal dolce suono delle note della Nba. Frank Elegar e Scott Machado. Due obiettivi della Juve, due sogni proibiti per provare a mettere una pezza ai vuoti di sceneggiatura lasciati dalla sfortuna e quindi dagli infortuni. Ad onor del vero quello di Nic Wise e del suo ginocchio non è ancora vuoto, anzi. La Juve però non vuole assolutamente farsi trovare impreparata nel caso la situazione si complicasse ancor di più.- Ed allora ecco un nuovo sogno quello che porta al brasiliano del Queens che nello scorso Draft è stato ampiamente messo da parte nonostante i propri numeri ad Iona. Un’idea della Nba che però l’esterno a stelle e strisce non ha messo da parte, considerando l’idea a la possibilità di provare ad entrare attraverso la porta di servizio e quindi attraverso i veteran camp che inizieranno a settembre. Per quanto riguarda il lungo ex compagno di squadra di Jelovac, invece, sembrava tutto pronto per l’accordo poi una brusca frenata con lo stesso giocatore che ci ha voluto pensare per bene ed attendere ancora un po’ di tempo per provare a capire se quella bianconera fosse l’unica offerta arrivata sulla sua scrivania di un certo livello non economico, ma dal punto di vista tecnico e di vetrina e palcoscenico sul quale esibirsi. Un palcoscenico per il quale il gruppo assemblato ed arrivato all’ombra della Reggia dal 21 di agosto scorso si sta preparando ad affrontare con doppi allenamenti e tanto sudore considerando le temperature proibitive a Pezza delle Noci. Settimana e poco più di lavoro che non ha potuto che lasciare delle indicazioni positive anche per il figliuol prodigo Stefano Gentile: «Sta andando tutto bene. Le impressioni dopo questa prima fase di allenamenti non possono che essere positive. Non ci siamo risparmiati un solo secondo da quando abbiamo iniziato a mettere piede in campo e tutti stanno dando il 100% per svolgere al meglio questa pre-season ed incamerare energia e benzina per un campionato difficile come quello italiano. Il tutto è reso molto più semplice dalla voglia di tutti di compattarsi, di trovare quanto prima quell’alchimia e quella chimica di squadra giusta per essere un gruppo compatto e pronto per la nuova avventura».
Quanto pesa affrontare questa prima parte della stagione senza due giocatori importanti come il pivot ed il playmaker?
«Sicuramente non avere la squadra al completo – ha il nuovo metronomo bianconero – è uno svantaggio, ma credo che con il tipo d organico che abbiamo, non sarà un problema coinvolgere chiunque verrà scelto ed integrarlo nella maniera migliore possibile, ma soprattutto nel minor tempo possibile».
Dei presenti dal primo giorno di ‘scuola’ invece, c’è qualcuno che ti ha impressionato di più?
«In particolare nessuno, ma sono rimasto impressionato dalla volontà di lavorare duro di tutti i miei compagni. Si tratta di professionisti di alto livello che conoscono bene l’importanza della preparazione, del lavoro fisico e tecnico per arrivare pronti al campionato».
Tecnicamente che squadra sta nascendo?
«Una squadra dotata di grande intelligenza cestistica. Senza contare che tutti hanno qualità offensive di un certo livello e quindi possono essere pericolosi a loro modo domenica dopo domenica».
Quanto conta una ‘italian connection’ folta come la vostra in una squadra con tanti nuovi arrivi?
«Avere un gruppo di italiani di questa esperienza e di queste qualità, aiuta tantissimo ed è molto più facile indirizzare i nuovi arrivati verso situazioni che si conoscono già».
Nel weekend anche il primo test amichevole. Ovvio che si è solo all’inizio, al primo assaggio, ma quale indicazione volete mettere in evidenza o valutare principalmente?
«Di sicuro nessuna indicazione in particolare. Credo che coach Sacripanti è un allenatore capace di ottimizzare al meglio le caratteristiche di tutti i giocatori e quindi di conseguenza credo che queste prime uscite rappresentino per lui la possibilità di capire come mescolare il talento di ognuno di noi in varie situazioni tattiche che una partita, anche se amichevole, può dare».