Doveva essere un’estate lunga e da vivere fino all’ultimo momento dedicato al basket mercato, considerato il budget messo a diposizione di coach Sacripanti, ed invece quello che sta portando avanti il timoniere canturino, è un mercato che potrebbe già chiudersi nel tempo massimo dell’inizio della prossima settimana. Un lavoro certosino che come nella scorsa stagione ha portato nomi nuove, conferme e qualche ritorno che in una storia romantica come quella che ogni anno la Juve riesce a proporre ai propri tifosi, non può mancare mai. Ovviamente l’ultimo a staccarsi dal gruppone per la volata finale, tanto per usare termini molto più cari al ciclismi, non poteva non essere colui che ha preferito tornare al punto di partenza. Ha preferito tornare all’ombra di quella Reggia che in due anni lo ha ribaltato e ributtato sul mercato del grande basket italiano, arrivando addirittura a far parte della Mensana campione d’Italia che proprio due anni fa gli mise sulla bilancia un’offerta a cui nessun avrebbe mai potuto rinunciare. Un’offerta che lo ha portato via da una città e da una squadra a cui aveva regalato il cuore e a cui ha regalato il cuore cosi come dimostrano le parole del diretto interessato nel comunicato stampa della società per annunciare il ritorno a Caserta di Andre Michelori. Offerte che si accettano una volta sola e città, allenatori e pubblico come Casera che si mettono da parte una volta sola nella carriera premendo per tornarci non appena ne ha avuto la possibilità effettiva. Una possibilità arrivata questa estate con un ingaggio nettamente inferiore a quello di Siena, a quello della sua prima venuta, ma soprattutto a quello che gli avrebbero offerto altrove. Ma altrove non avevano la Juve, non avevano coach Sacripanti ed una piazza che lo ha osannato per due stagioni. Una possibilità, tra l’altro che chiude il cerchio con il reparto lunghi. Chiude il cerchio con il primo dei due settori che scenderà in campo con tre giocatori tali da potersi scambiare il testimone in campo senza perdere né di intensità né tanto meno di tecnica o di valore sul rettangolo da gioco. Tre per due posti. Tre lunghi per la stessa idea di pallacanestro: velocità, intensità e spaziature tali da permettere agli interni, ma soprattutto agli esterni di poter fare il proprio lavoro nella maniera migliore. Due interni puri come Michelori e Visser ed uno che ha nelle corde quelle qualità per allargarsi sul perimetro, giocare il pick and pop o l’alto basso che tornerà di moda anche a Caserta, viste le qualità di passatore di Jelovac, che nonostante la mano educatissima dalla media distanza non disdegna mai un passaggio ben fatto per i compagni. Tre giocatori da mescolare anche in base agli avversari, considerando che Sacripanti ha la possibilità di sfruttare i centimetri di Visser come unico lungo al fianco degli esterni nei quintetti piccoli, che possono diventare mini con Michelori o Jelovac o addirittura alzare il tiro con una coppia a scelta ed un numero tre di stazza che possa a piacimento giocare vicino e lontano da canestro. Questa la caratteristica principale del prossimo colpo di mercato da parte della Juve, anche se all’appello mancano ancora due pedine. Gli ultimi due pezzi che chiuderanno il mercato della Juve e mettendo al fianco di Wise, Gentile, Maresca, Jelovac, Michelori, Visser e la schiera di giovani virgulti della cantera bianconera, la guardia americana ed un’ala piccola che possa con la sua stazza fisica e qualità tecniche, giocare minuti da ala grande atipica al fianco di uno dei tre lunghi. Un americano ed un europeo. Sembrerebbe essere questa la strada che i bianconeri percorreranno per tirare una linea definitiva sul mercato. Strada sulla quale coach Sacripanti si presenta con un gruzzoletto niente male, dopo aver passato la prima parte del mercato al risparmio e convincendo giocatori che accettare meno soldi, ma un progetto che li avrebbe ‘sparati’ nell’orbita del basket italiano come un proiettile impazzito. Un gruzzoletto tale da poter permettere colpi anche importanti, anche se la filosofia del coach canturino non è mai stata messa in discussione e basata non sulla ridondanza del nome, ma di quella del talento che un giocatore può mettere in mostra all’interno di un sistema dove tutto è a disposizione di tutti e tutti lottano per un solo scopo: la Juve e Caserta.