La Juve tenta il colpo Rocca



Mason Rocca

Parte dalla ‘rete’ e alla fine nella ‘rete’ trova la sua conferma. La Juve avrebbe trovato, dunque, il suo prossimo obiettivo: Mason Rocca. Un obiettivo che in un certo senso completerebbe il reparto dei lunghi in attesa che, ovviamente, si trovi la persona ed il giocatore giusto da piazzare sul mosaico alla voce extracomunitario. A dare la conferma è lo stesso procuratore del giocatore, che ai microfoni di Goldwebtv ha confermato con queste parole l’idea dei bianconeri di riportare in Campania una persona, prima ancora che un giocatore, che in tanti ricordano con piacere: «L’interesse di Caserta per Mason Rocca? C’è ed è forte». Semplice, conciso e diretto, dunque, Rizzo che però non nega nemmeno l’interessamento di altri club per il centro in uscita dall’Olimpia Milano. Interessamenti ed offerte che potrebbero rendere un accordo con la Juve e Caserta non certo facile, dal momento che l’entourage casertano non può certo impelagarsi in rilanci od aste che alzerebbero il prezzo per garantirsi i servigi di colui che potrebbe anche essere definito come il prototipo perfetto del fighter, del lottatore. I tanti anni spesi in Italia ed ovviamente in Campania, potrebbero regalare alla Juve quel piccolo vantaggio nei confronti di altri club anche in giro al Vecchio continente, ma allo stesso tempo, provare un’esperienza diversa, potrebbe essere altrettanto appetibile. Ma al di là del prestigio o della sfida di misurarsi con un altro campionato, l’ostacolo più grande da aggirare, resta comunque quello economico. Un ostacolo che Caserta e Sacripanti, nel ruolo di General Manager, non possono non tener conto, considerando che all’appello mancano ancora delle pedine fondamentali per lo scacchiere bianconero. Pedine che presupporrebbero degli ingaggi non certo da ultimi della classe e che quindi mette i bianconeri nella condizione di dover porre sulla scrivania principalmente il ruolo di primo piano e la vetrina di una piazza che lo scorso anno ha lanciato segnali importanti, ma allo stesso tempo, chiedere in cambio un piccolo abbassamento delle pretese, cosi come hanno fatto nei giorni scorsi sia Nic Wise che Jelovac puntando principalmente sulla sfida che sul valore economico. I due, però, dalla loro parte hanno gli anni ed una carriera ancora in attesa di esplodere, Rocca invece verso quella parte della carriera dove sfruttare le opportunità, anche economiche, potrebbe avere tanto peso sulla decisione finale. Conti, cifre ed ingaggi a parte, però, l’idea di arrivare all’ex Napoli ed uno dei giocatori che negli ultimi anni a Milano non ha certo sfigurato per impegno e dedizione ogni volta che ha messo piede in campo, infatti, apre una pista ed un’idea ben precisa e cioè quella di completare il reparto dedicato alla front line con un italiano. Una front line, pertanto, formata da Jelovac, un lungo americano e probabilmente Rocca o nel caso tutto dovesse risolversi in una bolla di sapone, un altro interno di nazionalità italiana. Una scelta ben precisa, che quindi indirizzerebbe il mercato della Juve nel provare a piazzare gli altri due americani nel ruolo della guardia o del classico giocatore facilmente spostabile dal ruolo di shooting guard a quello di small forward senza per questo perdere in altezza e concretezza ed appunto, come si diceva in precedenza nel ruolo del lungo o meglio nel ruolo di un numero ‘4’ che possa sfruttare gli spazi sotto le plance lasciati da Jelovac pronto a punire con il tiro dalla media distanza. Con una conformazione del genere, dunque, la restante parte degli spot dei comunitari sarebbero riservati a giocatori che dalla panchina avranno il compito di dare respiro e minuti di riposo proprio al reparto degli esterni, lasciando, forse, un ultimo posto alla fine per provare ad allungare ancora di più la rotazione dei lunghi con una small forward atipica e forte fisicamente che possa dare minuti nell’una o nell’altra posizione e quindi accontentare le idee di squadra piccola, veloce e con punti nelle mani che tanto piace a coach Sacripanti, un giocatore tanto per intenderci alla Doornekamp che è stato l’emblema di questa idea di atipicità voluta dal timoniere canturino.




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