Rischia di terminare dopo tre anni di ingenti sacrifici ed incredibili vittorie il legame tra Emilio Di Tommaso e la Virtus Carano. Stanco delle tante promesse fatte e mai mantenute dalle varie amministrazioni locali nella spinosa vicenda stadio, il patron aurunco minaccia di abbandonare il timone della Virtus Carano e di lasciare orfano un territorio vasto come la zona domizio-aurunca della società che in questi ultimi quattro anni ha compiuto una cavalcata emozionante dalla Seconda Categoria all’Eccellenza. A pochi mesi dal cinquantesimo anniversario della nascita della compagine aurunca, il noto manager casertano tuona contro l’assenteismo politico, esprimendo tutta la sua insoddisfazione per una questione irrisolta, ed apre ad una sorprendente ipotesi Casertana: “Sto pensando seriamente di dire addio alla Virtus Carano, poiché non posso sopportare una situazione che, nella zona domizio-aurunca, ha del ridicolo. Non è possibile che una società di Eccellenza come la mia creatura non usufruisca di un normalissimo terreno di gioco all’interno di un’oasi vastissima che dalla costiera domizia giunge fino alle pendici del Massico. Da quando ho preso le redini della Virtus, ho sentito solo promesse da parte delle varie amministrazioni comunali locali che, solo a parole, si sono impegnate per risolvere le problematiche normative dei propri impianti senza mai, però, provvedere all’opera nel concreto. E’ il caso di Cellole, Mondragone e Sessa Aurunca, città nelle quali non è presente alcun terreno di gioco all’altezza di una categoria importante come l’Eccellenza. Il rischio di dover disputare le nostre gare interne ad Aversa od in provincia di Napoli è altissimo; per questo motivo sono intenzionato a dire addio alla Virtus Carano. Però questo non vuol dire che voglio chiudere nel cassetto la mia passione per il calcio. Da diversi giorni, infatti sono corteggiato da dirigenti della Casertana che chiedono il mio ingresso nel glorioso sodalizio della città della Reggia. Questa idea mi sta stuzzicando poiché vedo uno scarso interesse nelle istituzioni che governano il territorio in cui vivo e che sponsorizzo quotidianamente con il mio lavoro e con la Virtus Carano. Il mio cuore piange di dolore al pensiero di dover chiudere il rapporto con la mia squadra del mio paese natale, ma mi accorgo che fare calcio in queste condizioni è inconcepibile”.