Inizio dicendo una verità perchè è giusto farlo: non ho avuto un rapporto stretto, confidenziale, speciale con Martin Colussi nella sua stagione vissuta a Caserta. Personalmente, da tempo, ho deciso di non avere un’amicizia personale coi giocatori (salvo rarissime eccezioni) per non essere influenzato nei giudizi. Con Martin non ci siamo presi bene sin da subito e sarebbe sciocco e disonesto, da parte mia, raccontare di un rapporto che non era tale. Il nostro rapporto si era incrinato durante la preseason e, specificatamente, nel torneo di Palestrina: da lui mi aspettavo più iniziative, più voglia di farsi vedere visto che era alla sua prima stagione in A e, vedendo la sua reticenza nel prendersi dei tiri, usai il termine ‘educanda’ per descrivere le sue prestazioni al Pala Iaia. Martin non gradì, lo fece presente anche a mezzo stampa usando le colonne proprio del nostro quotidiano (sono sempre stato dalla parte del diritto di replica anche se ero io il bersaglio dell’accusa). L’ho criticato, aspramente, quando ebbe quel famoso ‘scazzo’ con coach Sacripanti: pur dandogli ragione sull’inopportuna scelta del coach, non potevo dargli ragione sulla reazione con urlo in testa al suo allenatore. Non abbiamo avuto un rapporto speciale ma ciò non toglie che ho sempre ammirato la sua voglia di emergere, la sua grinta in campo, la sua voglia di far vedere che in A ci poteva stare. E l’ha dimostrato disputando una buonissima stagione. Se c’era da elogiarlo lo facevo, come era giusto che fosse. Ma, di lui, voglio ricordare anche due episodi lontano dal parquet: ci ritrovammo ad una festa in casa di amici comuni, parlammo tranquillamente mettendo da parte quei ‘problemi sul lavoro’. Mi diede l’impressione di un ragazzo perbene, timido, con degli occhi che nascondevano un velo di tristezza. Tanto feroce in campo, tanto mansueto lontano dalle lastre di legno. Un altro ricordo ci riporta a Wloclawek; alloggiavo nello stesso albergo della squadra e, dopo la partita, in serata cominciano i soliti scherzi tra compagni. Ad un certo punto bussano alla mia porta, apro, era Martin che mi guarda stupito e dice: “Ca** ho sbagliato stanza, cercavo Ebi (Ere ndr), scusami Camillo, ma stai attento che rischi di finire in mezzo agli scherzi”. Il tutto col sorriso di un ragazzino. Ecco, ora tutto questo lo porterò nel cuore. Ciao Martin, è stato bello conoscerti.