Maresca giura amore alla Juvecaserta



Giuliano Maresca

Rinascita. E’ stata questa la parola chiave ed è stato questo il regalo che Giuliano Maresca ha trovato ai piedi del suo albero di Natale anche se siamo in piena estate. Una rinascita dopo un periodo di ombre con il quale si era presentato a Pezza delle Noci dopo la sua stagione difficile in quel di Brindisi. Ombre alle quali non ha certo fatto caso Pino Sacripanti, che nel suo disegno generale della Juve ha sempre avuto le idee chiare sin dal primo momento in cui si era prospettata l’idea di poter mettere le mani sull’esterno romano. Un’idea chiara e cioè quella di usare lo stesso Maresca come all-around sugli esterni. Una sorta di tutto fare con tante responsabilità e non solo un italiano inserito all’interno di un roster solo per merito di questo status. Playmaker-gestore e guardia-tiratrice. Questi sono stati i due principali ruoli dell’ex anche di Montegranaro che con quel pizzico di fiducia in più da parte dello staff tecnico,. Ha ritrovato quella mano e quella continuità nel tiro che invece lo aveva abbandonato nell’annata pugliese. E’ stato la spalla o l’alter ego di Collins in cabina di regia. E’ stato l’uomo a cui affidare la shooting guard avversaria anche se di taglia fisica superiore, è stato uno dei motivi per cui la Juve di questa stagione è riuscita nell’impresa di stupire tutto e tutti. Ma soprattutto è stata una pedina fondamentale per la costruzione di un gruppo che ormai, dopo un anno intero, lo si può definire l’unica chiave e l’unico artefice di quanto ammirato in nove mesi basket bianconero.

«Io penso che a meno che non sei un fenomeno – ha commentato lo stesso Giuliano Maresca sulla considerazione della sua rinascita all’ombra della reggia proprio dopo un periodo buio come quello di Brindisi – e quindi riesci ad ambientarti e a fare bene ovunque vai, molta differenza la fa il gruppo in cui un giocatore si trova ed il modo di lavorare. E senza dubbio quest’anno al di là di tutto credo che il gruppo che si è venuto a creare e non parlo solo dei giocatori, ma anche dello staff tecnico, medico, societario, sia stato un gruppo super. Un gruppo dove ognuno si sentiva importante. Un gruppo dove ognuno di noi ha avuto la possibilità di esprimere il proprio valore e dove, quindi, un giocatore come me, che non sono un fenomeno, è riuscito a ritrovare quell’atmosfera giusta per fare bene ed essere soddisfatto non solo dal punto di vista personale, ma anche dal punto di vista generale e della stagione che si è appena conclusa».



E gli applausi partiti quando mancavano ancora qualche minuto prima della sirena finale e che sono poi scoppiati definitivamente a fine partita, sono la dimostrazione di ringrazi mento più gradita…

«E’ stato il grazie più bello che potevamo ricevere. La dimostrazione di come tutti i tifosi hanno apprezzato la voglia e la determinazione che abbiamo messo in ogni singola gara, dando tutto quello che potevamo fino all’ultimo secondo. Certo ci siamo perso per strada qualche occasione di troppo e qualche sconfitta che potevamo evitare, ma è stato un anno difficile per tutti e alla fine credo che la salvezza raggiunta con cinque giornate di anticipo sia stato l’obiettivo massimo raggiungibile, di più non potevamo»

E guardando avanti questa atmosfera vorresti riviverla o c’è altro nel tuo futuro?

«Io non ho nessuna intenzione di andare via da Caserta. Ho un contratto con la possibilità, sia da parte mia che da parte della società di uscire entro il 30 giugno, ma non voglio certo andarmene da dove mi sono trovato bene. Certo che il futuro, ora, andrà valutato tra qualche giorno, ma credo che tranne eventi stranissimi resterò qui a Caserta anche la prossima stagione».

E dulcis in fundo non poteva mancare il suo commento all’ultima partita. Il commento alla sfida che ha segnato la chiusura definitiva di una stagione indimenticabile e che a prescindere del risultato ha visto gli oltre 3000 presenti sui gradoni restare in piedi ad applaudire i propri beniamini ringraziando tutto e tutti per aver messo nelle mani della società il ‘pass’ più importante, quello necessario per presentarsi ai prossimi nastri di partenza e con su scritto ‘abbiamo fatto il nostro lavoro’. Ora, però tocca alla società lavorare per regalare un nuovo pass per una nuova stagione ed una nuova avventura. «Per quanto riguarda la sconfitta con Sassari – conclude l’esterno romano – la differenza l’ha fatta due cose. La prima è stata la loro percentuale al tiro. Nonostante il loro gioco spumeggiante, veloce e con canestri facili, non sempre hanno queste percentuali e quando tirano cosi è davvero difficile fare qualcosa. La seconda è stata la motivazione. Motivazioni diverse per una squadra che sapeva che non era certo l’ultima sfida di campionato e che in palio aveva ancora un obiettivo da raggiungere, da quelle dell’altra che invece sapeva che era l’ultima e quindi viveva una tensione diversa».


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