Venti minuti. Questo il periodo di tempo in cui la Juve è riuscita a tenere botta nei confronti di una Virtus che ha approfittato di quel momento di empasse che da un po’ di tempo a questa parte investe i bianconeri di coach Sacripanti. Momento che arriva puntualmente quando scatta il countdown dei dieci minuti che portano verso l’ultimo periodo di gioco. Dieci minuti, quelli del terzo periodo, in cui Caserta ha abbassato la guardia, ha allentato per un attimo le redini offensive della sfida permettendo alla difesa e poi all’attacco bolognese di prendere il largo (l’inerzia del match è infatti definitivamente girata a favore dei padroni di casa quando coach Sacripanti si è visto sanzionare un tecnico per aver protestato vivamente per un timeout non concessogli in tempo da parte del tavolo della Unipol Arena ndr). Un passivo punitivo per la Juve e che rispecchia in parte quanto successo in campo e cioè di una squadra, la Virtus, che non ha giocato una partita cinque stelle lusso come il punteggio dice, ma che ha semplicemente seguito la scia della discesa casertana dal punto di vista del rendimento di gioco (solo dieci punti segnati nel terzo periodo di gioco con 4/18 dal campo e 0/8 dalla lunga distanza). Terzo quarto che è stato, poi, anche uno dei punti fondamentali dell’analisi del timoniere canturino nell’analizzare la sconfitta dell’Unipol Arena: «La sconfitta la si può analizzare prima di tutto da due punti di vista che hanno fatto la differenza. Il primo ovviamente è stato l’inizio della sfida dove siamo scesi in campo troppo morbidi e senza la dovuta rabbia e forza fisica per contrastare una squadra che dal punto di vista atletico è un gradino sopra. Un inizio che ci è costato il primo svantaggio che poi abbiamo recuperato con le seconde linee in modo tale da chiudere il primo tempo attaccati a loro. Poi al ritorno in campo c’è stato il secondo punto e quello anche più importante. Nel terzo periodo non abbiamo mai fatto canestro, non siamo riusciti a giocare la transizione difensiva che volevamo e che dovevamo mettere in campo. Un peccato – ha continuato lo stesso Sacripanti – perché esclusi questi due punti e questi dieci minuti complessivi, abbiamo giocato una discreta pallacanestro con dei giocatori che dal punto di vista fisico non erano al meglio come per esempio Smith che non si è allenato per tutta la settimana per un problema al ginocchio e Collins che ormai convive con il solito problema alla coscia. Sono contento del contributo che hanno dato i giovani come Marzaioli e Cefarelli, ma viste le nostre condizioni fisiche ed il nostro gioco monotematico con tanti tiri da fuori dovevamo fare di più».
L’ultima nota del coach bianconero di Terra di Lavoro è sull’episodio del tecnico: «Non ho offeso e non volevo offendere nessuno. Ho battuto la mano sul tavolo perché non mi avevano chiamato un timeout e mi ha dato più fastidio il dopo ovvero che l’arbitro più lontano mi ha detto di aver offeso il tavolo, ma non è cosi».
Dall’altra parte soddisfatto e rilassato Finelli che ha cosi commentato: «Abbiamo fatto una partita solida in difesa come dovevamo fare. Abbiamo giocato secondo il nostro ritmo e trovato punti facili e veloci partendo dalla difesa e passando tra transizione e contropiede. Abbiamo recuperato forma fisica e fiducia in noi stessi, abbiamo chiuso con cinque giocatori in doppia cifra, specialmente il quintetto, mostrando dei passi in avanti anche dal punto di vista del nostro attacco alla zona. Ora dobbiamo fare un ulteriore step, un passo in avanti in termini di fiducia per un finale di stagione in crescendo».