La tappa numero 31 nel viaggio di Colore e Calore fa scalo nella magnifica Unipol Arena, perchè resta sempre un palazzetto da urlo, a Casalecchio di Reno. In quello scenario, sempre, affascinante, tutto bianconero, con le luci soffuse ad illuminare il lucido legno delle Vu Nere, Caserta ha perso un’altra partita ma, di base, chissene…
C’era da celebrare l’ennesimo momento storico di un gemellaggio unico e fantastico come quello che unisce l’Inferno Bianconero e la Fossa dei Leoni. Casertani e fortitudini insieme, in un solo abbraccio, unico e caldo, come pochi sanno dare. “FdL ed Ibn per sempre insieme”: ecco lo striscione che compare a braccetto tra quelli storici delle due tifoserie. Uno striscione che fa da cornice ad un legame meraviglioso, fantastico, che prevalica l’incidere del tempo. Duecento occhi e croce: questo il numero complessivo di ‘anime’ presenti nello spicchio della Unipol. Cori ed i primi sprazzi della rivalità si sono vissuti già all’esterno del palazzetto in una ‘battaglia’ tutta bolognese. Niente di che, solo coretti e sfottò. Il tutto continuato all’interno del palazzetto dove il grido “Caserta-Bologna, Caserta-Bologna” è stata la colonna sonora di una partita poco esaltante in campo. Sfottò anche da parte della curva bianconera di casa soprattutto in relazione ad uno striscione, sbagliato, a Caserta nel match d’andata. Tutto nella normalità delle cose in un grido chiaro: rivogliamo la Fortitudo, ma quella vera. Nel salotto bene di Basket City, almeno per una sera, si è respirata un’aria d’altri tempi. Ovvio, quei tempi sono lontanissimi ed indimenticabili, ma scommettiamo che anche i tifosi delle Vu Nere si sono divertiti.
La partita, però, aveva un altro motivo di interesse per la curva casertana.
Non era un giorno come tutti gli altri quello di domenica. Non tanto per la storica ed atavica sfida che opponeva la Juve alle Vu Nere, da sempre sinonimo di leggendarie battaglie sulle lastre di parquet, ma quanto per il ricordo di un altro 22 aprile. Ed è un 22 aprile che, da allora, ha consacrato la tifoseria casertana nel gotha nazionale. E non solo visto che il pauroso esodo di Pavia ebbe una cassa di risonanza non indifferente anche a livello continentale tanto che diversi casertani, l’estate seguente, andando in vacanza venivano applauditi in ogni dove. Ovviamente il dove è quello dove una palla a spicchi volava verso il canestro. Quel giorno nella fatal Pavia erano 2246 casertani al seguito, civili e composti all’assalto del paradiso chiamato Lega A. La Juve di Marcelletti doveva vincere senza interessarsi degli altri risultati che maturavano sui legni dove erano impegnate Rimini e Rieti. La storia la sanno tutti, sanno chi vinse al Pala Ravizza, sanno ci prese il biglietto di sola andata per la A, sanno bene come i casertani vissero quel dramma sportivo con pochi eguali nelle discipline di Terra di Lavoro. La compostezza dei casertani aveva scaldato il cuore. Ieri non erano 2246. Avevano voglia di saltare e cantare per scrivere un nuovo giorno. E dimenticare quel 22 aprile 2007.