«Sinceramente non mi curo mai dei rumors che mi riguardano. Magari hanno parlato con il mio agente, ma io ho fatto la mia scelta. Ho scelto di restare qui a Caserta per finire quello che abbiamo iniziato. Ho scelto di restare qui per continuare con tutti i compagni di squadra, con Pino, con Max, ma anche con tutti i tifosi ed i media a lottare per questa squadra. La ragione? Semplicemente perché quando sono arrivato qui non mi è stata fatta nessuna pressione relativamente a quello che dovevamo raggiungere o di altro genere. Senza contare che coach Sacripanti mi ha preso e voluto quando nessuno mi volevo e quindi non importa l’obiettivo, non importa la situazione economica o che si vinca o si perda io sono qui per restare e per finire quello che abbiamo iniziato».
Ha esordito cosi con il solito sorriso sulla faccia e con la sicurezza di chi ha ed aveva le idee chiare. Idee che non andavano e non sono andate lontane dalla decisione di restare all’ombra della Reggia, nonostante le sirene spagnole si erano non solo illuminate, ma anche innescate a livello sonoro, dopo quanto fatto ammirare nel nostro campionato. Ed invece, Andre Smith ha voluto restare dov’è, ha voluto finire il proprio lavoro, ha voluto portare a termine una stagione, che presenta sul cammino ancora qualche tappa più o meno importante specialmente per la gloria di gruppo, con quella maglia che gli ha permesso di finire sulla bocca di tutti. Un gesto che nessuno dimenticherà, un attaccamento ad un gruppo che domenica sera ha messo a segno l’ennesimo colpo. Quattro sconfitte in casa e cinque consecutive frantumate con la vittoria nel derby con la Sidigas di Avellino sul quale il primo commento del lungo del Minnesota è stato: «E’ comunque una sensazione bellissima. Prima di tutto perché abbiamo vinto una partita che ci ha permesso di mettere fine non solo alla striscia interna, ma anche ma quella in generale di sconfitte che ci attanagliava in questo girone di ritorno. Inoltre abbiamo vinto il derby, abbiamo conquistato il nostro obiettivo e quindi tutto sommato va bene cosi».
Perché tutto sommato?
«Per il semplice motivo che da quando siamo arrivati qui ci è stato chiesto di conquistare la salvezza, ma partita dopo partita ci siamo accorti che potevamo fare di più in termini di obiettivo. Non scendevamo mai in campo pensando alla salvezza come nostra unica meta, ma pensavamo ai playoff. Purtroppo è andata come è andata, abbiamo perso qualche punto per strada ed ora con la salvezza in tasca vogliamo solo finire nella maniera migliore possibile».
Quale la differenza tra primo e secondo tempo?
«Nel primo tempo abbiamo giocato abbastanza bene, certo ci sono stati dei tiri sbagliati, ma abbiamo fatto quello che dovevamo. Nel terzo quarto, purtroppo, abbiamo messo in campo l’approccio sbagliato. Abbiamo iniziato male i secondi venti minuti e Avellino stava per approfittarne. Col passare dei minuti, però, abbiamo migliorato il nostro gioco. Abbiamo attaccato il canestro meglio di quanto avevamo fatto nel terzo quarto, abbiamo conquistato dei falli, abbiamo segnato i liberi, ma soprattutto abbiamo lavorato meglio a rimbalzo. Avellino ha un ottimo rimbalzista come Johnson e quindi ci siamo dovuti impegnare per fare un buon lavoro, specialmente in difesa».
Quando e dove avete capito che si poteva vincere?
«Da sempre. In questa stagione non c’è mai stato un momento in cui siamo scesi in campo pensando di poter perdere o con un atteggiamento remissivo. Ogni volta sapevamo di poter vincere, poi non tutte le volte è successo, ma comunque ci abbiamo provato fino alla fine. Contro Avellino è stato lo stesso. Anche nel primo periodo quando abbiamo iniziato con qualche errore di troppo al tiro non ho mai avuto l’impressione o la paura di poter perdere. Si continua a giocare e si continua a fare il proprio dovere in campo. Questo è quello che abbiamo sempre fatto».
La salvezza è stata raggiunta, sulle vostre spalle ci sarà meno pressione, quindi cosa ti aspetti, vi aspetta e ci aspetta per questo finale di stagione?
«Quella che è andata via con questa vittoria è solo una parte della pressione. Certo essere salvi matematicamente è un bel risultato, ma ci sarà sempre della pressione e questo per un motivo, ovvero quello che non vogliamo accontentarci. Se c’è ancora un passo che possiamo fare verso l’alto lo vogliamo fare; se c’è ancora una posizione da scalare o una vittoria da conquistare lo vogliamo fare e per farlo dobbiamo giocare e preparaci come abbiamo fatto fino ad ora».