Energia. Questa la parola chiave, questo il perno attorno al quale, Giuliano Maresca, ha voluto far girare tutta la sua analisi per quanto riguarda la sconfitta arrivata mercoledì sera al Palamaggiò controla Bennet Cantùdell’ex coach bianconero Andrea Trinchieri.
«Purtroppo non possiamo dire nemmeno di essere durati un tempo intero inteso come venti minuti di fila – ha esordito nel proprio commento l’esterno romano che all’ombra della Reggia ha trovato il posto per una rivincita personale nei confronti di un basket che in un certo senso lo aveva messo un attimo da parte -. La parola chiave di una sconfitta del genere con una prestazione del genere è energia. Non siamo riusciti ad avere la stessa intensità che riusciamo a mettere in campo settimana dopo settimana e quindi che abbiamo messo in quel di Pesaro e questo ha fatto tutta la differenza di questo momento tra queste due partite. Nella prima siamo arrivati a giocarcela con una settimana intera di lavoro e dove abbiamo lasciato gran parte delle nostre energie fisiche e mentali che nel giro di qualche giorno è comunque difficile recuperare a pieno. E quando poi spendi tanto per una vittoria cosi importante senza poter recuperare per bene succede che esca fuori una prestazione del genere contro una squadra forte fisicamente ed organizzata come Cantù».
Quindi in altre situazioni, si potrebbe anche pensare che in campo avremmo visto la stessa squadra lottare contro colossi come quelli di Siena o Milano…
«Assolutamente. In questa stagione l’abbiamo dimostrato ampiamente. Non di vincere sicuramente, ma quanto meno di scendere in campo senza nessuna remora o paura e giocarci il tutto per tutto. Però in passato avevamo avuto la classica settimana intera per preparare e prepararci a queste sfide».
Quindi il vero male di questa squadra sono le sfide ravvicinate, se si parla di prestazioni in termini assoluti?
«Purtroppo si. Dico purtroppo perché le nostre rotazioni non sono ampissime, in più bisogna sempre mettere qualche piccolo problema fisico che quando ci sono delle partite ravvicinate si amplifica sempre più e che quindi ti impedisce di allenarti al meglio. Il tutto poi si amplifica quando ti ritrovi a giocare contro formazioni che sono abituate a questi ritmi, ma che soprattutto possono permettersi cambi rapidi e senza che per questo si perda di intensità».
A parte il alto fisico, Cantù ha anche intrappolato Smith in una morsa difensiva togliendovi il terminale offensivo principale. In questi casi e guardando al futuro, cosa si può fare per evitare di non perdere ritmo offensivo?
«Anche in questo caso credo che si possa utilizzare una parola cardine: velocità. Una parola strettamente collegata a quella precedente e quindi all’energia. Siamo stati lenti nel muovere la palla contro una difesa fisica e ben preparata. Non siamo stati in grado di eludere quella difesa sia muovendo di sistema gli uomini di Cantù, sia in transizione, ma ripeto anche in que3sto caso si parla di energia».
Energie e cambi che sono arrivati anche da Kudlacek, che sia a Pesaro che con Cantù ha dato un buon contributo…
«Nella sfortuna di aver perso Fletcher, almeno abbiamo avuto la fortuna di trovare un giocatore che non è certo alla sua primissima esperienza nel basket, ma un po’ ne ha. Ci da tanta energia anche se in un ruolo diverso, ma l’importante è farsi trovare pronto».
Ed anche la tua di condizione fisica non sta certo attraversando un brutto momento…
«Mi sento bene fisicamente, ma soprattutto mi sento bene mentalmente. Sono contento dell’ambiente, sono contento di quello che questa squadra sta facendo, ma soprattutto sono contento di sentire tanta fiducia da parte di tutte le componenti nei miei confronti. In questi casi credo che quello che fai in campo sia più frutto della tua serenità mentale che di corpo».
Dulcis in fundo e ritornando al periodo di lavoro prima di un big match, ora avrete poco più di una settimana prima di parlare di Milano. Vuol dire che rivedremo al vecchia la Juve?
«E’ quello che sia io che i miei compagni promettiamo ai nostri tifosi. Non andremo certo in campo per fare la comparsa, ma per giocarcela fino alla fine, cosi come abbiamo sempre fatto fino a questo momento».