La tappa numero 27 del viaggio di Colore e Calore fa scalo nel silenzio del Palamaggiò. Sì, sembra strano dirlo ma il turno infrasettimanale contro Cantù c’ha fatto tornare indietro con la mente alle sfide della serie B2 quando pochi erano presenti e pochi cantavano. Il computo finale della serata parla di 3643 spettatori ed un incasso di 20.886 euro. Numeri non tremendi, sia chiaro, ma decisamente il calore è rimasto a casa, il colore anche. Brutta serata anche per la prestazione dei bianconeri sulle lastre di parquet ma, oggettivamente, Cantù è decisamente superiore e l’ha dimostrato. Sarebbe cosa buona e giusta, ogni tanto, essere sportivi e capire che l’avversario ha meritato oltre i limiti della propria squadra del cuore. Cantù ha vinto con stramerito ed è doveroso sottolinearlo. Poco calore, dicevamo, anche per la decisione di vietare la trasferta ai tifosi canturini: non sarebbero arrivati a centinaia, sia chiaro, ma i divieti non ci piacciono e dobbiamo sottolinearlo. E dobbiamo sottolineare anche l’indecente finale sulle gradinate. Fa veramente tristezza, o amarezza, dover vedere una marea di persone prendere la via di casa con 4’ ancora da giocare. Ok, la Juve era completamente in balia delle onde, fuori dal match e sicuramente sconfitta, ma il pubblico deve restare al suo posto e non cominciare questa corsa verso il parcheggio. A Caserta, come in altre piazze, ormai è un’usanza tipica e fa veramente tristezza. Meglio tutti coloro che sono rimasti al loro posto fino alla sirena, hanno inghiottito l’amaro calice della sconfitta ed hanno tributato il giusto e doveroso applauso a vinti e vincitori. Quell’applauso ha scaldato il cuore ma non cancella il mio personale sdegno per la fuga della gente che ha reso deserto il Palamaggiò nelle tenebre generali. Ecco, si prendesse maggiormente esempio da queste persone e non da coloro che si vestono da Bolt per risparmarsi 10 minuti di fila. Bolt è un grande, ma a Caserta non ci sono ed è inutile imitarlo. Bolt è inimitabile.