Missione compiuta. Mentre l’attenzione pubblica resta focalizzata sulle questioni societarie e sul come evitare che il buco presente all’interno del budget bianconero possa scomparire, non magicamente, ma con idee e progettazione programmatica ben mirata, sul campo la Juve ha fatto il proprio dovere, ha fatto quello che andava fatto: vincere. Vincere contro una diretta avversaria. Vincere contro una formazione per la conquista di un qualcosa che è stato messo davanti a tutto e a tutti sin dal primo giorno di training camp, anzi facciamo anche dal primo giorno della nuova era del basket casertano: la salvezza. Restare nel massimo campionato per poi provare a ripartire di slancio. Parole che all’inizio dell’avventura attuale suonavano meno preoccupanti e pericolose a livello di base societaria che dal punto di vista del campo. Situazione attualmente capovolta, considerando che dal primo ‘giorno di scuola’ è la Juve che scende in campo settimana dopo settimana ad aver reso meno preoccupante l’idea di restare nel Gotha del basket tricolore, mentre è quella societaria a far palpitare i cuori dei tanti aficionados di Terra di lavoro. Il tutto è stato possibile mettendo in tasca mattone dopo mattone – cosi come si sta cercando di fare per la situazione societaria con la nuova iniziativa rappresentata dal JC Wall dove ognuno può portarsi a casa un mattoncino virtuale della compagine di Pezza delle Noci – vittoria dopo vittoria, una classifica che in pochi speravano di vedere a questo punto della stagione. Diciotto punti, 9 vittorie tra cui quelle a Siena ed in casa contro Milano. Nove successi dove al momento luccicano come pepite d’oro esposte ai raggi del sole quella contro Teramo e soprattutto il doppio confronto contro Casale Monferrato. Un doppio colpo arrivato proprio nell’ultima uscita stagionale. Un doppio colpo che la Caserta cestistica voleva e che quella in canotta e pantaloncini ha regalato al termine di una sfida che è l’emblema di uno degli spot più sentiti all’ombra della Reggia: “…la gente come noi non molla mai”. E probabilmente la Juve di domenica al Pala Ferraris di Casale Monferrato si sentiva proprio come tutti i casertani, pronta a non mollare mai. Nemmeno di un centimetro, nemmeno quando la raffica di Shakur o il fallo non programmato di Stipanovic su Stevic (che magari voleva rendere in palla rubata o qualche canestro le parole di ‘sfida’ dello stesso serbo in sede di presentazione della sfida ndr) aveva messo nelle mani dei piemontesi l’inerzia della partita. Nemmeno su quell’ultimo tiro di Hukic che è stato spinto fuori con la forza del pensiero di ognuno dei presenti sul parquet e sugli spalti, ma anche e soprattutto da tutti coloro che appiccicati alle radio o televisioni hanno trattenuto il fiato fino a che la palla a spicchi non è terminata nelle mani dei giocatori in maglia bianca ed esplodere in un urlo di gioia prima ed un sospiro di sollievo poi con occhi chiusi pensando al valore dei due punti conquistati. Valore inestimabile. Valore che attualmente chiude tre quarti delle porte che i bianconeri avevano davanti a loro per arrivare al traguardo. Quelle restanti, tra l’altro, potrebbero essere chiuse automaticamente col passare del tempo, dal momento che solo un ‘harakiri’ senza precedenti potrebbe immischiare ancora la Juve nell’ultimo posto e quindi nel discorso retrocessione. Un cataclisma fatto di sole sconfitte, fatto di tante, tantissime vittorie di Casale Monferrato che oltre gli otto punti reali della classifica dovrebbe scavalcare anche i due virtuali del doppio confronto con il quale non ha diritto di replica se non finire la stagione con una vittoria in più rispetto alla Juve. Insomma da qui alla fine basterebbe, forse, anche una vittoria coincidente con una ulteriore sconfitta di Casale per serrare l’obiettivo e provare a pensare ad altro. Magari anche a quella parola che tanti dei protagonisti hanno pronunciato al momento di mettere piede a Caserta: i playoff. Non una chimera (almeno dal punto di vista del gioco espresso dai bianconeri e discorsi societari ed economici a parte ndr), non un sogno irrealizzabile contando tutto quello che questa squadra ha dimostrato e sta dimostrando nonostante i tanti problemi. Gli ultimi quelli che hanno tenuto lontano dalla forma ed anche dal campo Charlie Bell e Kevin Fletcher. La febbre e l’influenza, infatti, hanno proibito al lungo del Colorado di essere in campo a Casale, dal momento che la notte del sabato è stata più una via crucis, che altro. Problemi influenzali anche per Bell che non aiutano certo la forma dell’ex Milwaukee ad aumentare di grado durante la scorsa settimana. Questo di sicuro non giustifica l’ennesima prestazione da zero nello scorer e poca presenza in campo nei momenti che contano della partita, ma è comunque un dato di fatto. Eppure nonostante tutto la Juve è lì ad un passo da quell’ottavo posto che allo stato attuale dista quattro lunghezze con ancora 13 giornate da giocare. Impossibile? Chiedetelo a chi credeva nella vittoria a Siena contro la Montepaschi, non a chi dai piani alti attualmente ha altro a che pensare. Altro dal quale dipenderà anche il nuovo obiettivo.