Si è presentato a Caserta in punta di piedi, ha dovuto battere lo scetticismo di tifosi ed addetti ai lavori, ma alla fine ha risposto sul campo e con i numeri, smentendo tutti coloro (ed erano tanti) che faticavano a nutrire fiducia in lui. Stiamo parlando ovviamente di Andre Smith, il vero leader della Juve di Sacripanti. Il nativo di St.Paul non doveva essere il trascinatore, almeno sulla carta, invece lo è diventato passo dopo passo, partita dopo partita, canestro dopo canestro, rimbalzo dopo rimbalzo. Guardarlo giocare è uno spot per tutti coloro che pensano che il successo nello nasca anche dalla determinazione e dalla voglia di migliorarsi, di superare i propri limiti. Già perché stilisticamente Smith non è di quei giocatori che ti fanno innamorare della pallacanestro, ma di grinta e di voglia ne ha da vendere. Su quella sta andando avanti lui, portandosi dietro una Caserta che non sempre ha trovato in Andre Collins il proprio “go to guy” ed ha quindi dovuto cercare valide alternative. Ecco, Smith è stato spesso la scelta giusta. I numeri della sua stagione fotografano perfettamente quello che è stato: la media di 17 punti ad allacciata di scarpe già di per sé dice tanto. Dal punto di vista realizzativo il picco è stato raggiunto contro Milano, sulla quale è caduta una autentica grandinata (32 punti). Ma Smith è anche tanto gioco nel pitturato: i rimbalzi sono 7,6 ad incontro e la percentuale al tiro da due supera abbondantemente il 63%. Stiamo parlando di un cestista che riesce a produrre così tanto in attacco, nonostante pecchi dalla lunetta: a cronometro fermo, infatti, il buon Andre viaggia solo sul 72%. Nelle 17 gare giocate in canotta bianconera, solo in un’occasione il talento USA non ha raggiunto la doppia cifra nei punti realizzati. Insomma, stiamo parlando di un autentico valore aggiunto per il team caro al presidente Gervasio. Merito a chi l’ha scelto, facendo un autentico affare, visto l’efficacissimo rapporto costi/benefici.
Pio Carfora