E’ dall’estate che questa data, quella che avrebbe messo di frontela Sutore Montegranaro ela Juvecaserta, con il Palamaggiò di Pezza delle Noci a fare da palcoscenico generale, che ha tutt’altro significato. Un significato diverso da quello di una semplice partita o di un piccolo tabù da sfatare, dal momento che i marchigiani hanno spesso e volentieri sfoggiato prestazioni di altissimo livello, al momento di mettere piede in campo nella ‘Reggia del basket’ di Terra di Lavoro. Sutor e Montegranaro, ormai, hanno un solo significato: il ritorno a Caserta di Fabio Di Bella. Il ritorno del ‘capitano’ nella casa e nella roccaforte che è stata sua per tre anni e che lo ha visto protagonista e gladiatore spesso e volentieri.
«Due aspetti in uno. Da una parte questo ritorno segna la possibilità di ritrovare lo staff tecnico che è rimasto lo stesso degli anni che sono stato a Caserta, la possibilità di ritrovare un amico come Doornekamp ed i giovani che sono sempre stati fondamentali e che non ho mai dimenticato. Dall’altra poi quello di ritrovare un pubblico che mi ha dato tanto e non parlo solo del pubblico del Palamaggiò, ma tutto quello casertano. In tre anni mi hanno riempito e quindi sono contentissimo di ritrovare e ridere non solo chi ho potuto conoscere al di fuori del basket, ma tutta la tifoseria che non dimenticherò mai». Parte immediatamente dalle emozioni, da quello che ha lasciato e da quello che ritroverà, Fabio Di Bella che poi continuando sulle ali delle emozioni del ritorno e del pensiero del come verrà accolto dal suo ex pubblico di casa ha affermato: «E’ logico ed anche umano pensarci. Spero solo che mi accolgano con calore, lo stesso che io ho cercato di dare a loro dando il massimo ogni volta che sono sceso in campo e non solo, nei tre anni in cui ho indossato la maglia della Juve. Un’accoglienza calorosa, dunque, a prescindere poi dalle strade che la carriera ti porta a prendere, ma basata sull’affetto che ti rimane per una tifoseria ed anche delle persone che hai imparato a conoscere giorno dopo giorno, in tre anni che mi hanno dato tantissimo».
Se dovessi entrare in questo momento al Palamaggiò e raccontarci della prima fotografia che ti viene in mente pensando alla tua ‘storia’ con e la Juve, quale sceglieresti?
«Don Stefano. Questa è la mia prima fotografia pensando alla Juve, al Palamaggiò e al basket a Caserta. Don Stefano è un prete e quindi un uomo che ha amore, ma anche un tifoso, un ultras e quindi passione e sfogo per questo sport e questa squadra. Don Stefano è l’incarnazione del tifosi della Juvecaserta. Un tifoso che ha amore e passione per questo sport, ma soprattutto perla Juve. Se proprio dovessi trovare una definizione direi caldi nel cuore».
Emozioni a parte, poi ci sarebbe anche una partita da giocare in un campo di cui di sicuro ti sarai fatto portavoce per il calore che sa sprigionare in certi momenti…
«Assolutamente si. La bolgia del Palamaggiò nei momenti importanti è un qualcosa difficile da dimenticare da avversario, figurarsi quando il tutto è a tuo favore. Di sicuro ho provato a descrivere quanto caldo può essere l’ambiente, ma tutti ormai lo sanno. Per quanto riguarda la partita, beh sarà una sfida difficilissima tra due squadre che vengono da un periodo di sconfitte e quindi alla ricerca del riscatto. Da parte nostra abbiamo bisogno di ritrovare la fiducia che ci manca e iniziare a giocare in base alle nostre potenzialità, ma di fronte avremo una squadra non certo disposta a cedere di un millimetro».
Quale la chiave?
«Percentuali al tiro, rimbalzi e fermare la transizione di Caserta».