Uno scrimmage per tenere alta la tensione, per tenere alto quell’agonismo necessario per arrivare alla sfida di Cremona senza aver mollato per un attimo gli ormeggi o allentato la corda, che ha portato la Juve al doppio successo con Milano e Roma. Sant’Antimo lo sparring partner dei bianconeri, per una partita al termine della quale Giuliano Maresca è tornato a casa più che soddisfatto.
«Penso che ci sia servita e che ci servirà tantissimo – ha esordito l’esterno capitolino -. Lo scopo, ovviamente, non era quello del risultato, ma quello di giocare un cinque contro cinque con una certa continuità, ma soprattutto di un certo livello agonistico che solo una partita vera può darti. Tra le altre cose questa partita è servita anche per far si che giocatori come Stipanovic che è tornato ad allenarsi e me che vengo da un problemino al polpaccio, potessero riprendere confidenza con ritmi del genere. Abbiamo giocato cinque quarti e non quattro giusto per dare ancora più continuità ed aumentare i minuti di autonomia ora che Ciorciari è andato via».
Che risultati ha dato dal punto di vista del ri-assembramento del pacchetto esterni dopo la perdita di Ciorciari?
«Di sicuro ci sono delle modifiche, ma da quello che si è visto in campo nell’amichevole con Sant’Antimo con tanti minuti in campo di Marzaioli, fanno pensare che poi alla fine non ce ne saranno più di tanto. Probabilmente il coach ha voluto giocare questa partita anche per questo motivo, ovvero far abituare Marzaioli ad un livello di agonismo che ovviamente in allenamento non può saggiare perché a volte ai margini. Detto questo però credo che a prescindere Marzaioli ci possa dare una buona mano anche se è un giovane, viste le sue buone qualità».
Quali le indicazioni provenienti da Stipanovic?
«Buonissime. Sinceramente non pensavo potesse essere già a questo punto o dare tale intensità dopo pochissimi allenamenti al completo. Lui scalpita, vorrebbe giocare sin da subito non solo perché ha disputato una buona prima parte di stagione, ma anche perché vuole dare una mano alla squadra per continuare su questa strada».
Si parla di strasa e di nuovi obiettivi. Tu appartieni alla schiera dei più cauti che pensano solo alla salvezza o a quella degli sfrontati che invece puntano dritto alle Final Eight?
«Io credo che il calendario e le sfide che ci servono per arrivare alla salvezza vadano di pari passo con un possibile nostro approdo alle Final Eight, quindi già che ci siamo un pensiero ce lo facciamo e come».
Aggiungere un obiettivo di un gradino più alto, da una carica in più?
«Di sicuro è uno stimolo in più specie per la considerazione che avevano di noi ad inizio campionato. Tutti ci avevano etichettato come la peggior squadra del campionato ed invece ora siamo li a giocarcela per le Final Eight con dieci punti in classifica e con vittorie pesantissime».
L’ultimo passaggio è ovviamente per la vittoria di Roma, prima di tutto un successo particolare per te.
«E si, visto che da quando gioco non ho mai vinto nella mia città, quindi ho sfatato anche questo tabù. Scherzi a parte i due punti contro la Virtus sono importantissimi prima di tutto per un discorso di squadra e poi personale».
Una sfida dalle due facce.
«Nel primo tempo abbiamo giocato davvero male e con poca energia. Nonostante tutto, però, siamo ritornati in campo per il secondo tempo sotto solo di sette. Questo ci ha dato quella convinzione e quella spinta per tornare quelli che eravamo una settimana prima con Milano su ambo i lati del campo».
Quale la fotografia della vittoria di Roma?
«I canestri di Righetti. Ogni volta che Roma provava a ritornare, Alex ne piazzava uno e quindi credo che una buona parte del successo è merito suo, poi siamo andati a ruota un po’ tutti».