«Quando non ti alleni per due settimane cosi come eri abituato a fare si fa fatica a trovare il ritmo giusto nel fare le proprie cose». Parte da qui, da questa dichiarazione l’analisi di Max Oldoini sulla sconfitta della Juve di sabato scorso. Una sconfitta che lascia altro amaro in bocca, vista la consapevolezza e l’evidenza di potersi giocare il tutto in un finale in cui il denominatore comune con la debacle in terra varesina, è stato la mancanza di lucidità per qualche energie venute meno per una coperta abbastanza corta per poter esprimere una pallacanestro di energia come quella voluta da coach Sacripanti. Contro la Cimberio oltre all’assenza di Rose, ci fu l’infortunio al ginocchio di Stipanovic. Contro la Scavolini Stipanovic era in borghese nel palchetto societario ad incitare pubblico e compagni, Rose in campo, ma solo nel primo tempo per una condizione non ancora ottimale e Tusek che ha provato a dare anche oltre quello che poteva dopo essersi aggregato alla truppa bianconera da pochissimo tempo.
«Noi non siamo una squadra di talento assoluto, ma una squadra che per esprimere il proprio valore deve lavorare assieme e lo deve fare sempre con il coltello in mezzo ai denti. Non a caso le nostre cose migliori, ovvero le tre vittorie consecutive, le abbiamo fatte vedere quando anche con un uomo in meno in mezzo al campo, in settimana siamo stati al completo e quindi abbiamo potuto fare un certo tipo di lavoro non solo tecnico, ma anche dal punto di vista fisico e di intensità».
Come a Varese, poi, anche con Pesaro si è arrivati nel momento cruciale un po’ scarichi dopo un secondo tempo trascorso a recuperare il terreno perso nel primo tempo.
«In linea generale la partita di Pesaro è stata molto simile a quella di Varese. La differenza principale è stata che contro la Cimberio abbiamo sofferto tanto il tiro dalla lunga distanza, contro Pesaro abbiamo subito tanto gli uno contro uno. Un dato che nel primo tempo non ci ha permesso di esprimere il nostro gioco in velocità, visto che ogni uno contro uno era un canestro e quindi abbiamo perso quella velocità che invece per questa squadra è importante. Se fai fatica difensivamente, poi non riesci a trovare nemmeno il ritmo giusto in attacco. Nel secondo tempo, poi, abbiamo anche creato tanti buoni tiri dal punto di vista del gioco, ma purtroppo abbiamo avuto delle brutte percentuali. Nel finale, invece, la mancanza di lucidità ci ha portato a delle decisioni affrettate al posto di altre più ragionate che hanno fatto la differenza».
Anche perché la panchina corta ha avuto la sua importanza.
«L’autonomia di Tusek era quella che era e nella quale ci ha dato un aiuto qualitativamente di un certo livello e poi c’è stato il riacutizzarsi alla caviglia di Rose che oltretutto non si è allenato 25 minuti giovedì ed è stato a riposo venerdì prima della partita. In questi casi diventi corto e poi nel finale si paga la mancanza di lucidità».
Quanto vi è mancata l’energia a volte esplosiva di Stipanovic?
«Questa Juve è una squadra che ha bisogno dell’aiuto e dell’apporto di tutti. E’ logico che c’è mancato la fisicità e l’energia di Andrija dentro l’area, ma cosi come c’è mancata la fisicità di Rose non solo nell’attaccare il canestro per aprire poi altri scenari sugli esterni, oppure la sua stessa fisicità in difesa dove poteva mettere il corpo davanti a certi giocatori. Ripeto nelle settimane in cui tutto funzionava alla perfezione abbiamo dimostrato di poter girare anche a certi ritmi, ma abbiamo bisogno di lavorare forte durante la settimana e sempre ad alto livello».
Le statistiche però dicono 44 rimbalzi. Un dato molto positivo, specie se si contano i 20 catturati in attacco.
«Statisticamente quando crei un buon attacco, equilibrato c’è sempre un rimbalzo, quando invece crei un brutto tiro un contropiede per gli avversari. Quindi direi un dato importantissimo e che dimostra che abbiamo creato tanto e nel modo giusto».
Hai parlato di riacutizzarsi del dolore alla caviglia di Rose, è una cosa che vi preoccupa?
«In infortuni come questi quando si ritorna in campo un po’ di dolore resta sempre, ma la caviglia era asciutta. Purtroppo in certi movimenti come quelli laterali e quando doveva spingere sul piede sentiva un po’ di dolore e quindi l’abbiamo tenuto in panchina per evitare altre problematiche
Ora però ci sono due settimane difficilissime. Cosa ti aspetti?
«Prima di tutto di recuperare al 100% Rose. Poi abbiamo una settimana in più per inserire Tusek non solo tatticamente, ma anche fisicamente per aumentare il minutaggio e quindi arrivare nel finale più arzilli e poi due settimane in cui vedere i progressi dell’infortunio di Stipanovic. Di fronte avremo due squadre totalmente differenti. Da un lato Cantù che è una squadra che gioca come un orologio svizzero. Dall’altra parte Milano che è una squadra di talento assoluto a livello europeo e quindi due partite difficilissime, prima di una doppia trasferta a Roma prima e Cremona poi».