Due settimane di cattivo lavoro per far fronte a due importanti intoppi all’interno di un meccanismo che ha portato i bianconeri a vincere a Siena, pure senza un giocatore prima che Collins entrasse in possesso del passaporto bulgaro. Questo il pensiero e la sintesi della conferenza stampa di coach Sacripanti nell’immediata sconfitta contro Pesaro. Due settimane in cui la Juve ha dovuto prestare attenzione prima alla caviglia di Rose, che probabilmente non ha avuto il recupero totale sperato dallo staff medico, e poi dopo Varese anche con il ginocchio di Andrija Stipanovic. Con ogni probabilità la mancanza del croato è stata quella che più ha influito sulla settimana e sul periodo a cui faceva riferimento il timoniere canturino. Non solo perché l’assenza di ‘Stipa’ ha tolto a Caserta quell’energia e quella dimensione veloce e dinamica vicino a canestro che ha fatto la differenza a Siena e che in generale dava a Sacripanti la possibilità di variare le proprie mosse sullo scacchiere di una partita. Non solo. Il suo lungo periodo di convalescenza ha lasciato un buco all’interno della settimana di avvicinamento alla sfida con la Scavolini nel quale lo staff tecnico e dirigenziale hanno dovuto divedersi tra il campo, gli allenamenti e la ricerca di un sostituto a tempo, in attesa che il croato possa tornare al 100% in campo e senza fretta, dal momento che riaverlo in squadra non recuperato in toto non servirebbe né a lui né alla squadra. Ed allora ecco arrivare Tusek, ecco che la strategia di allenamenti della Juve cambia, cala l’intensità per permettere al nuovo arrivato di essere già dentro un sistema di gioco che aveva trovato i propri equilibri ed i propri punti di forza. Se poi a tutto questo ci aggiungiamo delle energie in meno da buttare in campo, dal momento che era impensabile che lo sloveno potesse essere in piena forma con pochi giorni per togliere via la ruggine ed il serbatoio cortissimo di Rose, allora il tutto risulta essere molto più chiaro. Caserta è arrivata ancora una volta stanca nel finale. Sette se non sei (non certo da stropicciarsi gli occhi la prestazione di Ciorciari ndr) gli uomini a cui affidarsi, energie che andavano scemando e lucidità che è venuta a mancare, cosi come a Varese, nel finale quando bisognava avere la mente sgombra dai fumi della fatica.
«Non eravamo al 100%. In settimana – ha commentato Andre Collins dopo la sconfitta con la sua ex Scavolini Pesaro – abbiamo dovuto fare i conti con tanti infortuni e recuperi non facili. Siamo arrivati a questo incontro con Rose che non era al top e con Marko Tusek che è arrivato da pochissimo e quindi non ha ancora il passo giusto per tutta la partita. Nonostante tutto abbiamo provato a fare la nostra partita, abbiamo provato a tenere il vantaggio del fattore campo contro una squadra ricca di talento e che fisicamente stava meglio di noi».
Quindi il fattore fisico è quello predominante per spiegare la sconfitta?
«Se non quello fondamentale, uno dei più importanti. Nel finale siamo arrivati stanchi e come a Varese abbiamo commesso degli errori».
L’inizio però non è stato male, poi nel secondo quarto siete andati sotto di dieci e da quel momento è iniziata la vostra rincorsa a Pesaro.
«Il secondo quarto può essere considerato un altro motivo per spiegare la sconfitta. Siamo andati sotto nel punteggio e quindi abbiamo dovuto fare degli sforzi per recuperare terreno consumando più energie del solito. Come dicevo in precedenza siamo arrivati stanchi nel momento cruciale e abbiamo sbagliato tiri forzati, perso palloni importante, me compreso».
Durante il match hai anche preso un colpo alla gamba, come va ora?
«Tutto a posto. E’ stata questione di un momento. Ho sentito un po’ di dolore, ma poi è passato tutto».
All’orizzonte c’è già l’ombra di Cantù, che partita ti aspetti?
«Una partita difficile, ma non impossibile come tutte in questo campionato. Anche se veniamo da due sconfitte consecutive, abbiamo dimostrato di potercela giocare contro chiunque. Il nostro obiettivo resta lo stesso di ogni domenica, scendere in campo e fare tutto il possibile per portare a casa la vittoria».