
Presentato Marko Tusek, si chiude definitivamente la questione ed il capitolo legato ad Andrija Stipanovic, al suo infortunio, ai tempi di recupero e si apre in maniera altrettanto definitiva la fase di preparazione alla partita anche con il nuovo arrivato in maglia Juve. Una partita che porterà al Palamaggiò una formazione ferita nell’animo dopo la pochezza dimostrata una settimana fa specialmente in attacco. Una formazione che riporterà all’ombra della Reggia un pezzo grandissimo se non anche importantissimo della storia recente della Juve: Jumaine Jones. Ma soprattutto una partita che darà il là ad un trittico di calendario che terminerà a fine novembre con la venuta a Caserta della corazzata di coach Scariolo e Danilo Gallinari che non sarà Kobe Bryant, ma porta comunque un pezzo di Nba (e non certo quello più scadente ndr) a Pezza delle Noci. In mezzo la trasferta al Pianella di Cantù ovvero un parquet violato proprio da quella Scavolini Pesaro, che ora proverà a mettersi in tasca un altro colpo lontano dall’Adriatic Arena e proseguendo verso la sua rincorsa ai piani alti, visto che attualmente il bottino dei marchigiani dice solo quattro punto frutto di due grandi imprese: contro Cantù e qualche settimana prima contro l’Armani Jeans Milano.
«Non dobbiamo aspettarci nulla di meno che una vera e propria battaglia. Quella contro Pesaro sarà una partita difficilissima. Una squadra ben attrezzata e con grandissimo talento. White e Jones sono i giocatori che forse ne hanno di più rispetto agli altri, ma quello che probabilmente potremmo definire come contorno non è certo di secondo ordine. Hackett è ormai diventato un giocatore di altissimo livello non solo per Pesaro ma anche per la nazionale italiana e poi tutta una serie di giocatori che sanno e che svolgono bene il proprio ruolo in un sistema ben definito come quello di coach Dalmonte». Questo l’esordio di Andre Collins che di questa partita sarà l’osservato principale numero uno. Non fosse altro che il folletto di Crisfield ha nel suo passato recentissimo, proprio, l’esperienza in maglia Scavolini.
«E’ logico che per me sarà un tantissimo diverso come partita, visto che lo scorso anno mi ritrovavo dall’altra parte della barricata, ma una volta alzata la Palla a due mi comporterò e approccerò questo match come qualsiasi altro affrontato fino a questo momento.
Se ti guardi indietro, hai dei rimpianti pensando all’avventura e alla stagione con la maglia della Scavolini?
«Assolutamente no. Mi sono trovato benissimo e Pesaro è un bel posto dove vivere, ma alla fine abbiamo preso due strade diverse. Ci siamo lasciati con un buon ricordo anche con i compagni di squadra, visto che parlo spesso con Flamini, sento Hackett ogni settimana ed il presidente ogni tanto mi scrive su face book per augurarmi buona fortuna».
Nemmeno dal punto di vista tecnico?
«No, Luca è una grande persona ed un ottimo coach».
Lasciando da parte per un attimo i sentimenti, quale sarà invece la chiave di questa partita?
«Molto probabilmente la prima cosa da fare è costringerli a giocare a metà campo e contro difesa schierata. Evitare che si accendano e che possano volare in contropiede è una delle chiavi di questa sfida. Per quanto ci riguarda, invece, non dovremo fare altro che giocare la nostra pallacanestro all’interno del nostro sistema, cosi come abbiamo sempre fatto fino ad ora e seguire il piano partita di Pino. Tutto qua».
Pesaro rappresenta la prima di una tre sfide di novembre davvero di altissimo livello. Forse tornare da Varese con due punti in più e con Stipanovic non infortunato, avrebbe aiutato molto di più.
«E’ stato un peccato. Una partita giocata bene, ma solo nei secondi venti minuti. Eppure abbiamo avuto la nostra opportunità e questi ti lascia un po’ di amaro in bocca. Poi c’è stato l’infortunio di ‘Stipa’ che invece ci sarebbe stato utile nel finale, ma ormai è andata cosi. Non si può sempre guardare indietro. Abbiamo sei punti in classifica e da questo dobbiamo ripartire per affrontare questo mese di novembre davvero difficile ma non impossibile. Ormai credo che qui a Caserta tutti abbiano imparato a conoscermi: non parto mai sconfitto. Quindi nessuna delle tre è già scritta, come risultato, a nostro sfavore, ma lotteremo in campo in ognuna di esse, cosi come abbiamo fatto a Siena».