«Strategia che utilizzerei? Se si chiamano in questo modo un motivo ci sarà. Sono strategie e quindi rimangono tali e segrete, poi le sveleremo sul campo». Non si lascia corrompere Alex Righetti dall’idea di dimostrare come la Juve avrà intenzione di provare a scardinare il fortino senese e tornare a casa con il bottino pieno tra le mani. Non si lasca corrompere dall’indicare la strada che i bianconeri proveranno a seguire con tutte le indicazioni del campo per evitare di inciampare in questo od in quell’altro errore. Non si lascia corrompere nel voler svelare i propri modi di indicare quella strada, ai compagni, quando in campo, per esperienza, si ritrova ad essere uno dei pochi ad avere una esperienza tale da potersi permettere di dire di conoscere bene questa squadra, la Montepaschi, per averla affrontata praticamente da sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Ed allora il focus di avvicinamento alla sfida più affascinante, che guarda caso, precede quella più importante dal punto di vista dell’obiettivo di fine anno, non poteva non partire da chi è il leader di esperienza e carismatico di questa Juve, cosi come hanno sempre pensato nella stanza dei bottoni, potesse essere a partire dalla firma dell’ala romana.
Che cosa significa giocare contro una squadra come Siena, ma soprattutto come si prova o come si fa a vincere contro una squadra come la Montepaschi?
«Scendere in campo contro una squadra come Siena non è mai cosa facile. Hanno una mentalità vincente molto radicata e rafforzata anche dai grandi successi in questi anni. Hanno molto talento e sanno come giocare insieme ed il sistema voluto da coach Pianigiani. Noi dovremmo fare un match molto accorto seguendo il nostro piano partita e rimanere concentrati per 40′ senza troppe pause e senza demoralizzarsi se commettiamo qualche errore, ma continuare a giocare la nostra pallacanestro con naturalezza e con faccia tosta».
In tutti questi anni di partite e faccia a faccia, cosa hai imparato sul sistema di gioco di questa corazzata?
«Il loro è un gioco ed un sistema molto aggressivo e principalmente volto a sfiancare immediatamente l’avversario per poter poi amministrare durante la partita il vantaggio che conquistano. Non hanno segreti se non quello di giocare molto duro insieme ogni settimana. Un sistema in cui non si vede mai solo due o tre giocatori che ci mettono tutta l’intensità di questo mondo e gli altri stanno a guardare. Quindi dal lato nostro dovremo essere bravi e furbi a rispondere colpo su colpo».
Volendo analizzare quello che fanno in campo, quindi, è più la loro difesa che annienta gli attacchi avversari, o la difesa che annulla tutti i tentativi di arrivare al loro canestro?
«Entrambe le cose sono esatte e con tanto di fondamento. Giocano una pallacanestro corale, fatta di difesa e attacco senza nessuna distinzione o preferenza per questa o l’altra parte del gioco o del campo».
Per quanto ti riguarda su quale punteresti per provare a compiere questa ‘mission impossibile?
«Facile: io punto sempre sulla difesa. In tutti questi anni non ho mai visto una squadra non difendere e alla fine portare a casa il risultato finale. Detto questo, però, sicuramente domenica avremo bisogno di un buon attacco fatto da buone soluzioni bilanciate, per noi sarà determinante».
Quindi nessun timore reverenziale?
«Come ho sempre detto in passato da parte nostra dobbiamo rispettare tutti, dalla prima all’ultima squadra, ma mai aver paura di nessuno. Dobbiamo solo giocare come sappiamo e come ci dice il coach ovunque e contro chiunque».
Allora quale la chiave di questo match e chi il giocatore su cui punteresti per una prestazione al di sopra delle righe?
«La chiave l’ho già accennata: non dobbiamo avere paura di nessuno, giocare la nostra pallacanestro con calma e concentrazione, ma soprattutto senza piangerci addosso se sbagliamo dei canestri facili e non, ma anche se non ci verranno fischiati dei falli. Testa bassa e lavorare di fronte a tutto e tutti. Questo deve essere il nostro motto. Un motto nel quale mi piacerebbe venisse inserito tutto il collettivo. E’ questa la nostra forza principale. Da questa concezione non si scappa. Non giocatori sopra le righe, ma la squadra al di sopra le righe».