Il viaggio di ‘Colore e Calore’, giunto alla sua sesta tappa, fa scalo all’interno dell’organizzazione e del mondo del CSKA Mosca, invitata di lusso all’ottava edizione del Città di Caserta. Un viaggio che ho vissuto in prima persona dal momento che, insieme al collega Domenico Pezzella, ero presente dal momento dello sbarco a Fiumicino fino al saluto al Palamaggiò. Tre giorni intensi (un grazie enorme ad Antonio Fontana per aver lavorato coi russi in modo splendido e professionale come sempre) vissuti tutti d’un fiato. Talmente rapidi che sono volati anche se, inutile dirlo, non è facile stare dietro ad un simile club che vuole e chiede di tutto per mettere a proprio agio i suoi atleti.
Il viaggio comincia venerdì, di buon’ora, nel pullman deserto che mi porta a Fiumicino per accogliere il CSKA. Sono l’addetto stampa del torneo e, in compagnia di Domenico, partiamo presto da Caserta per raggiungere la Capitale. Dobbiamo far trovare 32 pizze sul pullman della squadra e tutto il viaggio, dopo un’oretta di dormita, passa via al telefono con un ristorante di Fiumicino appositamente chiamato per l’operazione ‘pizza al CSKA’. Esce per primo l’assistant coach greco Giannis Sferopoulos. Abbiamo il cartello con la scritta CSKA e, quindi, viene dritto da noi. E’ seguito da Sammy Mejia e Milos Teodosic. Cazzo, uno dei miei giocatori preferiti è ad un centimetro. Mejia vuole mangiare due cornetti e comincia a parlarmi in inglese: “Por favor Sammy, hablamos espanol”. Una risata e via, parliamo spagnolo. Gli spiego perchè conosco questa lingua, lui comincia a parlarmi di Mosca e della sua vita la, mentre cerchiamo il bar. Guido la fila che comprende anche Siskauskas e Krstic. Li porto al bar: Sammy prende i suoi cornetti, Teodosic compra una ventina di succhi di frutta, tutti prendono qualcosa. Mejia ricorda i suoi splendidi giorni a Capo d’Orlando: gli manca quel mare, gli arancini, il cibo e la bresaola (!!!). Parliamo anche di Pozzecco: “Realmente un loco, loco”. Tutti chiedono a Sammy di tradurmi qualcosa, andiamo in coppia per l’aeroporto mentre Domenico è alle prese col bagaglio perso dal medico. Facciamo subito amicizia con Dmitriy Shakulin l’altro assistant coach mentre iniziamo a parlare, a gesti visto che non sa una parola d’inglese, col fisioterapista Asker Barcho classe 1946 ed un’allegria che si legge negli occhi. Porto il primo plotone sul pullman ma bisogna aspettare lo staff medico e… le pizze. Arriva Gabriele, il responsabile del ristorante, con un carrello pieno di pizze. Inizia la distribuzione: intanto sono passate quasi due ore ed il team manager Andrey (non so il cognome) comincia a spazientirsi. Un bestione di quasi 2 metri, tipica faccia russa, tipico sguardo che ti fulmina. Ok, questo tra poco ci riempie di botte. Per fortuna mantiene la calma. Arriva il medico Roman Smetanin che ha una faccia da funerale: la sua borsa medica non è mai arrivata a Fiumicino. Provano a rincuorarlo, ma niente da fare. E’ un uomo distrutto. Alla fine, dopo aver recuperato tutti (che ad un certo punto scendevano dal bus e rientravano a prendere qualcosa in aeroporto), riusciamo a partire. I giocatori divorano le loro pizze e bevono litri di Pepsi. Prendo in giro Jonas Kazlauskas, non mi ero accorto che era lui lo ammetto, sulla bontà della pizza: a lui piaceva molto quella romana, voleva una col formaggio, ed è inutile fargli capire che, da noi, è tutt’altra storia. Finisce con un: “Ok, Caserta is the best place of the world”. Il viaggio passa via abbastanza rapidamente, quasi tutto dormono, nessuno parla, ad eccezione di Andrey che comincia a chiedere diverse cose sugli orari da rispettare. Arrivati in albergo scatta l’operazione ‘foto con Teodosic’. Premesso che odio fare foto coi giocatori, ma avere Milos ad un passo mi obbliga a fare uno strappo alla regola. La facciamo fuori la hall dell’albergo mentre tutti prendono possesso della loro stanza (singola ovviamente). E comincia la tarantella della riunione video. Dmitriy ci segue e, nonostante sia contrariato per alcune cose, è sempre gentile e simpatico. Parla del suo rapporto speciale con Lele Molin. Cerchiamo, in tutti i modi, di far capire che non possono fare lo spuntino pomeridiano nella sala video: una sta al primo piano, l’altra al quarto. Poi non va bene neanche il televisore che non ha gli attacchi per i loro dvd. Una vera battaglia, per fortuna arriva Antonio e tocca a lui prendersi la ‘patata bollente’.
Sabato tocca ad Antonio portarli al palazzetto e stargli dietro. Andrey ci chiede dove è possibile comprare le cialde di Nespresso e vuole, a tutti i costi, raggiungere il Vomero. Inutile spiegargli che, col taxi, gli costerebbe un occhio: da loro questi problemi non se li fanno. Tutto sommato, stavolta, sono tranquilli e chiedono meno cose del previsto (tranne una valanga di statistiche). Vincono facilmente e tornano subito in albergo. Da sottolineare, però, la presenza di due tifosi russi in tribuna con tanto di bandierone. Sono in due ma, nel silenzio del Palamaggiò, si fanno sentire col loro grido incessante: “CSKA CSKA”. Alla fine trascinano il resto dei presenti che, ritmicamente con le mani, accompagnano il loro coro, la loro litania. Strepitosi.
Domenica, tradizionalmente, è il giorno meno intenso di lavoro: ormai siamo diventati, quasi, amici coi vari Andrey, Serbin, Dmitriy, Roman ma soprattutto col grandissimo Asker. Il fisioterapista che, ormai, mi tratta come un amico di vecchia data tra sorrisi, pacche sulle spalle e scherzi. Scorre via anche l’ultima giornata, portano a casa il trofeo a mani basse tanto che è inutile parlare dell’aspetto tecnico in questi casi vista la nettissima differenza vista sul parquet. A fine gara, col palazzetto ormai deserto, entro nel loro spogliatoio per salutare lo staff: saluti non di rito, si vede che qualcosa ricorderanno di questa avventura casertana e di questi giorni passati insieme. Un abbraccio particolare, oltre che con Asker, lo faccio con Sammy Mejia: suerte Sammy. Un’emozione che ricorderò per sempre e che mi ha proiettato, per un weekend, in un’altra dimensione cestistica.
Per il resto c’è stato il torneo che ha visto una presenza veramente scialba di tifosi al Palamaggiò. Mi/ci aspettavamo di più e sarebbe ipocrita dire il contrario. Le mille presenze, scarse, hanno testimoniato che, forse, conta più il Napoli calcio o un sabato sera parcheggiati nei vari locali cittadini. La domenica, poi, non ne parliamo. Ma tant’è, è già un ricordo. Personalmente non potrò mai dimenticare questo weekend al fianco di una delle squadre più blasonate della storia del basket mondiale. Al fiaco di campioni come Teodosic, Mejia, Krstic e di un giovane talento come Shved. Al fianco di uno staff tecnico e societario che, seppur meticoloso all’inverosimile, viaggia su un altro pianeta rispetto a quello che viviamo quotidianamente. CSKA CSKA!!! Spasiba.