E’ ripresa la preparazione della Juve in vista dell’appuntamento col Città di Caserta che segna il vero esordio davanti al pubblico di casa. Il momento che sta vivendo la squadra lo analiziamo con il coach Pino Sacripanti
Partiamo dal dolce: la Juve guerriera piace, ma quali sono le sue indicazioni dopo cinque amichevoli?
«Abbiamo dimostrato una discreta circolazione di palla, una ricerca del giocatore libero senza forzare troppo le soluzione. S’è vista anche la ricerca di un tiro pulito, di fare un passaggio in più oltre alla voglia di stare insieme, di lottare ed anche di difendere in modo molto aggressivo».
Passiamo all’amaro: premesso che ci sono ancora quasi due settimane di lavoro prima del debutto contro Treviso, ma cosa non funziona?
«Intanto che non nego di essere preoccupato per la situazione fisica di Doornekamp (lunedì il giocatore si è sottoposto a nuove visite oltre ad un tac ndr); Aaron è un giocatore importante che ci aiuta sia sugli esterni che sui lunghi. Sono preoccupato perchè la situazione non mi sembra di rapida risoluzione. Il nostro precampionato è stato ad handicap anche per questo. Invece, parlando delle partite, a volte abbiamo dei momenti di buoi: non ci vengono bene le cose e non abbiamo la freddezza di ‘bloccare’ il pallone, essere più calmi per trovare una soluzione di squadra. C’è da crescere anche in difesa: siamo poco profondi, capisco che molti giocano tanto e quindi arrivano con poche energie alla fine, ma non possiamo concederci il lusso di commettere tutti questi falli».
I falli a ripetizione, però, sono anche frutto della logica stanchezza degli ultimi minuti. Oppure c’è altro?
«La stanchezza incombe, ma alcune volte non abbiamo dimostrato tanto mestiere nelle soluzioni che si susseguono nel match. Ci sono anche errori nostri e, quindi, bisognerà guidare la squadra in questi momenti – continua la guida canturina -. La volontà non manca mai, l’atteggiamento mi piace, la squadra non si è mai abbattuta ed ha sempre cercato la vittoria».
Un altro aspetto positivo riguarda l’armonia che si respira nel gruppo. Una chiave dei successi di due anni fa fu proprio la coesione; questo gruppo sembra aver imboccato la via giusta…
«Sicuramente c’è una grandissima partecipazione dei ragazzi sia in campo che fuori. E’ chiaro che, in campo, non siamo ancora al meglio visto non ci conosciamo benissimo. Ogni partita, però, è un passo in più nella conoscenza anche da parte mia verso loro. In questa squadra ognuno ha avuto il suo percorso formativo e pochi conoscono il campionato italiano; c’è tanta inesperienza ma una buonissima volontà».
Un suo giudizio sull’allargamento del campionato a 17 con l’ingresso della Reyer Venezia…
«E’ la logica conseguenza del disegno di passare a 18 squadre nel massimo campionato. Tutti ci aspettavamo questo passaggio, tranne le big che vogliano meno compagini per concentrarsi maggiormente sulle competizioni europee. Anche se c’è un pò di ‘povertà’ economica nelle ultime stagioni, credo che sia giusto che il campionato italiano sia allargato: avere 18 formazioni al via porterà ad un maggior impiego degli italiane ed a delle scelte coraggiose. In più ci saranno più posti di lavoro in tutti i settori. Mi sembra giusto premiare la LegaDue che può vantare compagini e club storici che investono tanti soldi per salire in A: dare la possibilità di avere due promozioni è, sicuramente, una scelta giusta».
Sì, ma non sapere ancora il calendario e cambiare le carte in tavola a due settimane dal via non è proprio il massimo…
«Questo è indubbio. La sentenza poteva arrivare prima e non così a ridosso del via stagione. Non è stato fatto un percorso molto logico e lineare».
Sacripanti non lo dice ma, tutto sommato, questa sentenza aiuta anche la sua Juve: sapere di avere una sola retrocessione, sapere che arrivare penultimi non comporta il pagamento della gabella ‘wild card’ fa felici tutti all’ombra della Reggia anche se, ovviamente, la salvezza va conquistata sul campo.