Non c’è ombra di dubbio. Da qualunque parti la si voglia guardare o analizzare, dai protagonisti di questa nuova Juve c’è sempre e solo una sola parola d’ordine: gruppo. E’ stato cosi il primo giorno di scuola dove a metterla in vetrina è stato il timoniere canturino Pino Sacripanti, è stato cosi per i membri del suo staff tecnico che a turno si sono divisi l’onere e l’onore di dare un giudizio sulla squadra e sull’andamento degli allenamenti. E’ stato cosi per i vari protagonisti in campo tra i quali non ha certo fatto eccezione Giuliano Maresca, che tra l’altro in tempi non sospetti aveva messo l’alchimia al primo posto senza nemmeno conoscere un singolo compagno di squadra.
«Siamo alla fine della prima settimana e quello che posso dire è che siamo un po’ stanchi – esordisce con il sorriso sulle labbra e con una battuta l’ex Enel Brindisi e talento romano -. Scherzi a parte, però, credo che la stanchezza in questa fase della preparazione sia anche normale, ma non certo un limite. Quando si mette piede in campo tutto passa in secondo piano e la fatica non fa certo eccezione sia quando a dare indicazioni è il preparatore atletico, sia quando a farlo è il coach. Questo vale non solo per me, ma per tutti i miei compagni».
Quale la cosa che ti ha colpito di più?
«La voglia di stare insieme. Sia prima che dopo l’allenamento si prova a restare quanto più possibile insieme per accelerare quel processo di amalgama che serve ad una squadra che ha cambiato tantissimo e che in questo momento non ha nemmeno quell’unico elemento di raccordo con il passato recente ovvero Aaron Doornekamp. Non ci stancheremo mai dirlo che il nostro punto fermo deve essere la coesione».
A parte Doornekamp che ha anche esordito con la nazionale canadese, è arrivata da qualche giorno anche Rose a completare il roster. Che impressione ti ha fatto?
«Quello che posso dire è che atleticamente e letteralmente devastante. Lo posso dire con tutta sincerità, visto che in allenamento mi ritrovo a marcarlo per il 99% delle situazioni dal momento che siamo pari ruolo. Quando decide di andare uno contro uno fino al ferro c’è poco da fare è difficilissimo fermarlo per noi e sinceramente credo anche per i nostri avversari quando ci sarà da fare sul serio».
E dal punto di vista umano?
«Semplicemente un ragazzo d’oro».
Ora che hai avuto modo di studiare bene i tuoi compagni, chi ti ha sorpreso di più?
«Senza dubbio Collins. In questi giorni ho capito che quando ci giochi contro difficilmente ti rendi conto di quanto vale nella sua completezza. Magari può capitare una giornata storta, oppure qualche difficoltà, invece starci a contatto tutto il giorno per tutti i giorni, ti rendi conto del suo reale valore e di che persona splendida è dal punto di vista dei rapporti. E’ sempre in prima linea nel cercare di riunire il gruppo e di fare da raccordo tra italiani ed americani per lui che parla bene l’italiano. Insomma è americano con passaporto bulgaro, ma credo che possa essere definito un italiano».
Quale caratteristica di sicuro non mancherà nella prossima Juve?
«La determinazione ed il carattere. Ogni domenica in campo ci saranno cinque giocatori che per 24 secondi, sia in attacco che in difesa, si butteranno su tutti i palloni senza risparmiarsi. Questa dovrà essere la nostra identità».
E dal punto di vista tecnico, seppur troppo presto per trovarne uno definitivo, quale il punto di forza?
«In effetti è ancora molto presto per parlare di punti di forza. Ma devo dire che in questi giorni c’è un qualcosa che mi ha colpito più di altre: la mobilità dei nostri lunghi. Questa potrebbe essere un’arma importante in vista del campionato».
Domenico Pezzella