«Di giorno in giorno le impressioni sono sempre più positive». Esordisce cosi Sergio Luise che insieme ad Oldoini completa lo staff tecnico diretto in cima da coach Pino Sacripanti. Commenta cosi una Juve che giorno dopo giorno fa piccoli, ma importanti, passi in avanti non solo dal punto di vista della preparazione, ma anche dal punto di vista umano.
«La cosa che più fa piacere è che nessuno si risparmia. Sono tutti pronti a sudare e a lavorare anche quando il coach ha chiesto, in alcune occasioni, di allungare gli orari di allenamento. Ma della voglia di sacrificarsi in allenamento, sapevamo già; quello che ci sorprende è la grande voglia che tutti hanno di fare gruppo anche fuori dal campo, dal momento che anche loro hanno capito che la nostra arma migliore sarà quella di essere un gruppo unito e solido».
In base invece alle aspettative, chi ti ha colpito di più?
«Come spesso accade le aspettative sono tutte per gli americani. Collins lo conoscevamo come giocatore, ma come persona posso dire che è super. Si sforza sempre di parlare in italiano e prova a coinvolgere tutti all’interno di un progetto importante ovvero quello di portare tutti i nostri giocatori stranieri a dire qualcosa nella nostra lingua. Ed in questo oltre Collins sono importanti anche Righetti e Maresca. Insomma un gruppo ben assortito».
Un gruppo che da qualche giorno ha anche Rose…
«Altro giocatore che sin dal primo giorno che è arrivato a Caserta si è inserito benissimo e ha mostrato subito una grande voglia di fare. Anche in quel caso è stato un gran bel segno, considerato che quando si arriva in Italia dopo un viaggio lungo come quello dagli States, si accusa la stanchezza e si prova a gestire le forze. Invece lui si è mostrato attivo sin dal primo minuto di allenamento non solo dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista della leadership».
Quale la caratteristica più importante nel vederlo giocare dal vivo e non attraverso un video?
«Di sicuro la sua stazza fisica. E’ forte fisicamente ed anche bello grande, cosa che dai video si vedeva poco o comunque non come dal vivo. Un primo passo veloce e una visione di gioco davvero allettante. Non è un’individualista, ma ogni volta fa sempre la scelta giusta al momento giusto anche in azioni al di fuori dai schemi».
Quindi questo vuol dire che avete iniziato a muovere qualcosa anche dal punto di vista del basket giocato?
«Sì abbiamo iniziato a buttare dentro qualche gioco e qualche cinque contro cinque per un semplice motivo: riuscire a capire ancora meglio in che direzione orientare il nostro prossimo gioco. Quello che vogliamo fare adesso è capire quanto più possibile come far rendere al meglio ognuno di loro».
Quale l’indicazione principale emersa da queste mini partite?
«Una sola cosa: l’intensità. Come ho avuto modo di dire in apertura nessuno si risparmia non solo nella parte fisica, ma anche in quella giocata. Non sono rare le occasioni in cui dobbiamo cambiare lato del campo perché l’altra bagnata dal sudore con i giocatori che si buttano su ogni pallone, oppure situazioni in cui, specie i lunghi, non se le mandano a dire come se fossimo già in clima campionato».
E se si parla di intensità Andro Stipanovic sembra uno che non si tira indietro…
«Assolutamente no. A mio parere può essere una bella sorpresa».
I paragoni non fanno mai bene, ma per come lo si è visto muovere, possiamo dire che somiglia tanto a Michelori?
«Abbastanza. Un Michelori molto più alto – conclude il giovane assistente di Sacripanti sulla panchina della Juvecaserta -. Un giocatore facilmente individuabile all’interno dell’area, che sa come usare il proprio corpo sia nei blocchi che a rimbalzo e che nonostante la stazza ha una grande velocità di piedi».
Domenico Pezzella