Tutte le legittime preoccupazioni, tutti i timori, tutte le paure spazzate via sotto un sole cocente di fine agosto che ti toglie il fiato. Stavolta, però, a toglierti il fiato non è quest’afa africana che avvolge Caserta da diverse settimane, ma il cuore immenso della tifoseria juventina. Siamo sinceri e non nascondiamoci, c’era preoccupazione per vedere come avrebbe reagito la tifoseria casertana nel primo giorno di lavoro; preoccupazione che il roster allestito, tra mille sacrifici e senza particolari squilli di tromba, potesse portare meno gente al raduno. I dati degli abbonamenti, poi, facevano pensare anche peggio. Ed, invece, è forte e grande il cuore dei casertani che, incuranti dei quasi 40 gradi di Pezza delle Noci, hanno travolto di amore, colore e calore, affetto questa nuova Juve. Allora è vero quando si dice che a Caserta è meglio costruire roster da battaglia che quelli composti da ‘prime donne’. Una risposta pazzesca che ha scaldato il cuore, ha fatto stropicciare gli occhi anche ai più scettici e fatto capire che sarà un anno di battaglie, lacrime e sudore ma Caserta non lascia sola la Juve.
“Che nessuno si tiri indietro, non si ceda neanche un metro. Per l’onore della maglia, conquistiamo ogni battaglia”: lo striscione dell’Inferno, che compare appena si entra nella palestrina, è un monito chiaro. Un messaggio di fede incrollabile, di passione pura, di cieca fede per questa canotta. Loro ci sono e ci saranno, ma c’è anche la gente della tribuna ad abbracciare questa squadra che ha un bisogno infinito di sentirsi amata e spalleggiata. Un’ovazione incredibile accoglie Sacripanti che si è decurtato l’ingaggio, ha accettato il doppio ruolo per credere nel nuovo progetto bianconero. L’emozione di Gervasio svanisce coi minuti: anche gli occhi del presidente sono quelli giusti. Don Stefano è un fiume di sorrisi e pacche sulle spalle; padre spirituale ma anche fautore dell’associazione di tifosi pronta ad aiutare il club. Collins è quello che firma più autografi ma tutti restano folgorati da tale amore. Sono 700 (e non 1000 come riportato da alcune parti), ma sono veramente tanti e nessuno se lo poteva aspettare. Grande Caserta.
Sulle polo, intanto, compare il 60 di fianco al nome della Juve per festeggiare gli anni di vita della società (anche se questa non è quella storica). Mischiato alla folla c’è anche il piccolo leone Rosario De Felice che sorride a tutti e ci dà una nuova gioia: neanche lui lascia la Juve. E’ un segnale chiaro. E’ segnale di una città che si immedesima nei bianconeri. Una Juve di gladiatori e guerrieri è pronta a sputare sangue sulle lastre di parquet per centrare la salvezza: al suo fianco ci sarà la città. Oggi e sempre.