Disponibile sorridente e sempre con la battuta pronta. Cosi si è presentato Weyinmi ‘Diddy’ Efejuku alla sua prima intervista da giocatore della Juvecaserta. Disponibile a ogni tipo di domanda, sorridente ad ogni risposta e ‘smart’ (sveglio ndr), nel buttarla sul divertente da buon newyorkese.
Insomma buon sangue non mente ed allora il ‘figlio della Grande Mela’ ha esordito il suo ‘face to face’ dalle ragioni che lo hanno portato ad accettare l’offerta bianconera, oltre ad argomentare i propri obiettivi: «Sono entusiasta. Ho accettato l’offerta e la corte della Juve perché in questo modo ho la possibilità di venire a giocare in un campionato competitivo, nella Lega principale italiana e quindi in un palcoscenico importante. Caserta mi ha dato questa occasione e credo che sia la mia grande occasione e voglio sfruttarla fino alla fine. Sono pronto a dare il mio contributo affinché la squadra possa chiudere il prossimo campionato in una maniera migliore di quella della passata stagione, mentre personalmente spero di dare il meglio di me e di dimostrare tutto il mio valore».
Nome nigeriano, nato a New York e giochi per la nazionale Jamaicana…
«E’ una cosa che mi piacerebbe spiegare. Non sono nigeriano. Mio papà è originario della Nigeria e mi ha voluto dare un nome nigeriano, ma sono americano e newyorkese a tutti gli effetti».
E la nazionale Jamaicana?
«La mia mamma è jamaicana e quindi ho conservato la possibilità di scegliere per quale nazionale giocare e ho scelta quella Jamaicana».
Come descriveresti l’esperienza con la selezione Jamicana?
«Divertente ed interessante. Ho giocato per questi colori per la prima volta nel 2009, ma ero con loro già a partire dal 2006 per allenamenti e li ho seguiti per tutti gli appuntamenti di quel periodo. E’ stata una tappa importante per la mia carriera e quindi ne sono molto orgoglioso».
Passando alla tua carriera Europea: un piccolo girovagare prima della tua doppia esperienza in Lettonia con Barons e Ventspils. Un campionato, che quindi conosci bene. Secondo te che differenze troverai?
«Sinceramente non saprei dire quali saranno le principali differenze o se magari un campionato è più veloce o più lento dell’altro. Non avendo mai giocato in Italia, ho solo chiesto in giro, ma per carattere ed abitudine non mi piace esprimere dei giudizi solo su indicazioni che ho sentito da parte di altre persone. Diciamo che questa sarà una risposta che conserverò e che darò alla fine del campionato».
Se ti dovessi descrivere come giocatore?
«Pronto a fare qualsiasi cosa mi chiederà il coach. Mi piace farmi trasportare dal gioco senza essene ossessionato. Ma se proprio dovessi trovare una descrizione, in americano si dice ‘crafty’. Se si prova a farmi fare qualcosa, io la devo fare meglio, anche se in maniera differente».
Cosa ti ha detto Sacripanti ed il suo staff per convincerti a venire a Caserta?
«Semplice: mi hanno detto che potevo vivere all’interno della Reggia. Quando mi hanno assicurato che potevo farlo ho detto, ok vengo».
Perché tutti ti chiamano Diddy?
«Tutto è partito per gioco all’ultimo anno dell’High School, con un amico. Entrambi ci dicevamo che somigliavamo a due famosi cantanti e nel mio caso, quindi, Diddy. Poi quando sono andato al College a Providence e mi hanno fatto compilare la scheda della ‘Biografia’ alla voce Nickname ho messo ‘Diddy’ e da quel momento non me lo sono più scrollato di dosso».
Nei video che ci sono in rete ti abbiamo visto più volte giocare con degli occhiali. Come mai?
«Non li ho indossati per essere fashion e questa è una cosa che tengo a precisare. Ho dovuto portare gli occhiali perché ho avuto dei problemi. Ho ricevuto più di una ditata nell’occhio, che mi hanno provocato dei graffi e quindi ho dovuto portarli per protezione».
Domenico Pezzella