Non bastava una crisi dettata dal gioco e dalle sconfitte. Una squadra che tira solo ed esclusivamente da tre, che segna solo 6 punti nel quarto decisivo della gara, che non difende sul pick and roll e che concede praterie in penetrazione agli avversari. Non bastava tutto questo, questa condizione fisica deficitaria, un lungo che si sta pian paiano inserendo e un susseguirsi di sconfitte beffarde e pungenti. Non bastavano i problemi legati alla questione trasferte del turno in Russia di Eurocup, con tutti gli svantaggi in termini fisici e mentali che ne derivano. Ecco arrivare un altro macigno che non farà altro che gettare benzina sul fuoco su una squadra allo sbaraglio e senza una luce definitiva, chiara, precisa. Caserta è rimasta senza il suo capo, senza il suo primo tifoso, l’unico che provava a predicare pallacanestro e calma, laddove tutti vedevano confusione, mettevano fischi e distruggevano ogni ipotesi. Non nascondiamoci. Caputo era qualcosa di più che un semplice presidente. Sempre vicino alla squadra a stemperare ogni malumore o sconfitta, sempre in curva vicino ai ragazzi dell’inferno o disponibile con la stampa, sempre pronto a motivare i ragazzi prima di una grande partita e a festeggiare con loro dopo ogni vittoria. Per aver detto basta qualcosa deve essersi rotto. Da tempo, attorno alla squadra, e specie sul campo, notavamo una mancanza di armonia. Prodotto ne era questo gioco di individualismi, dove “dai la palla al singolo e spera che inventi qualcosa”, oppure “prendi la palla e tira senza pensare”. Il giocattolo Juvecaserta si è rotto. E non è da escludere che questo momento così difficile non sia la punta dell’iceberg. Nuove sfide, e tanto fiele sarà ancora sulle labbra dei nostro beniamini. Soluzioni a lunga scadenza non ce ne sono per il momento. Si resta fiduciosi magari in un ripensamento del buon patron, ma comunque i ragazzi sono già in viaggio alla volta di Samara, per cominciare la loro avventura. La lotta è dura, speriamo che la Juve non abbia paura.